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Prima il mitra, poi lo scoppio: kamikaze si fa esplodere in chiesa. Bilancio terribile, una vera strage!

Pubblicato: 22/06/2025 19:02

Erano da poco passate le dieci quando un boato ha spezzato il silenzio della preghiera. I vetri sono andati in frantumi, il pavimento ha tremato, e l’odore acre della polvere ha invaso ogni angolo dell’edificio. Dentro la chiesa, fino a pochi istanti prima colma di canti e mormorii, è calato un silenzio irreale, interrotto solo dalle grida dei feriti e dal pianto disperato di chi ha visto cadere familiari e amici.

Un uomo, mescolatosi ai fedeli, ha aspettato il momento. Aveva il volto impassibile, lo sguardo basso, le mani unite come in preghiera. Poi, in un istante, ha azionato il congegno. Nessuno ha avuto il tempo di reagire. Le immagini che sono circolate poco dopo mostrano panche rovesciate, icone distrutte, un altare sfigurato. Lì dove si cercava rifugio, qualcuno ha portato l’orrore. I soccorritori sono accorsi tra la polvere e le urla, cercando di strappare alla morte chi ancora respirava.

Kamikaze si fa esplodere in chiesa a Damasco

Una nuova ferita si è aperta nel cuore martoriato della Siria. Un attentatore suicida dell’Isis si è fatto esplodere all’interno della chiesa di Mar Elias, nel quartiere di Dwelah, a Damasco, seminando morte e distruzione tra i fedeli riuniti in preghiera. L’esplosione, devastante, ha semidistrutto l’edificio sacro e provocato un numero ancora imprecisato di morti e feriti. Le immagini che circolano sui social media mostrano una scena apocalittica: banchi ridotti in macerie, pareti squarciate, icone sventrate e corpi senza vita sparsi sul pavimento insanguinato..

Secondo la ricostruzione diffusa dal ministero dell’Interno siriano, l’attentatore si sarebbe introdotto nella chiesa con un mitra e avrebbe aperto il fuoco sui presenti, prima di attivare il proprio giubbotto esplosivo. Tra le vittime ci sarebbero anche bambini. Il bilancio ufficiale, diffuso dal ministero della Sanità e rilanciato dall’agenzia Sana, parla di 20 morti e 52 feriti, ma altre fonti interne ai media siriani riferiscono di 25 vittime.

L’attacco è avvenuto nel cuore della mattinata, quando la chiesa era gremita. Mar Elias, situata in una delle zone a prevalenza cristiana della capitale siriana, è un punto di riferimento per la numerosa comunità che vi abita. È proprio in quel luogo di raccoglimento e speranza che l’attentatore ha scelto di colpire, con l’intento preciso di infliggere terrore e destabilizzare l’apparente quiete che regnava da tempo nella capitale, lontana ormai da anni dal fronte più attivo del conflitto siriano.

Le testimonianze

L’esplosione ha fatto tremare tutto il quartiere. Testimoni parlano di una deflagrazione assordante seguita da urla, polvere e sangue. Le ambulanze sono accorse in massa, tra le strade sbarrate e il panico diffuso, mentre le forze di sicurezza hanno isolato la zona e avviato le prime indagini. Al momento, nessun gruppo ha rivendicato l’attacco, ma l’ombra del terrorismo jihadista torna a incombere su Damasco, risvegliando antichi incubi che molti credevano sopiti.

I media siriani e internazionali, a partire dall’emittente al-Jazeera, hanno rilanciato la notizia, parlando di un attacco deliberato e premeditato, mirato a colpire una comunità religiosa già duramente provata dalla guerra civile e dall’instabilità politica del paese. Il quartiere di Dwelah, infatti, era considerato relativamente sicuro, una delle poche enclavi dove la popolazione cristiana viveva con un certo grado di tranquillità. Oggi quella sicurezza è stata brutalmente spezzata.

Le autorità siriane, con un comunicato diffuso poco dopo l’attentato, hanno condannato con fermezza l’attacco, promettendo che i responsabili saranno perseguiti. Ma nel paese ancora attraversato da conflitti sotterranei e tensioni settarie, le parole suonano spesso vuote. La comunità cristiana siriana, già decimata da anni di guerra e migrazioni forzate, si ritrova ancora una volta nel mirino.

L’attentato alla chiesa di Mar Elias non è solo un episodio isolato di violenza. È un segnale, chiaro e sinistro, che la pace in Siria è tutt’altro che consolidata, e che le minoranze religiose continuano a vivere in bilico, vulnerabili agli attacchi di chi vuole alimentare l’odio e la divisione. In un paese in cui il sacro e il profano si intrecciano in una fragile convivenza, il sangue versato tra le mura di una chiesa rappresenta una tragica sconfitta per l’umanità tutta.

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Ultimo Aggiornamento: 22/06/2025 21:06

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