Vai al contenuto
Ultim'ora

Trump parla alla nazione e annuncia la guerra: “L’Iran ora deve arrendersi”

Pubblicato: 22/06/2025 07:27

Washington ha colpito. L’America di Donald Trump è tornata a bombardare nel cuore del Medio Oriente, questa volta insieme a Israele e con un obiettivo preciso: i tre siti principali del programma nucleare iraniano, Fordow, Natanz e Isfahan. Una pioggia di bombe sganciate da bombardieri strategici B-2, capaci di penetrare le fortificazioni sotterranee grazie alle GBU-57, armi d’élite che solo gli Stati Uniti possiedono. L’ordine è partito in segreto mentre la Casa Bianca annunciava una pausa di due settimane. Ma era solo una copertura, ha lasciato intendere Trump: una trappola per far abbassare la guardia a Teheran.

“Questo è un momento storico”, ha proclamato il presidente, prima con una raffica di post sui social, poi in diretta tv, con al fianco il vicepresidente J.D. Vance, il segretario di Stato Marco Rubio e il ministro della Difesa Pete Hegseth. Davanti al popolo americano, Trump ha scandito: “I tre siti sono stati completamente obliterati. Nessun altro esercito al mondo avrebbe potuto farlo. Congratulazioni ai nostri grandi guerrieri americani”.

Obiettivo: cancellare la minaccia atomica

Trump ha definito l’intervento una risposta necessaria alla minaccia nucleare iraniana, accusando Teheran di essere lo “Stato numero uno sponsor del terrorismo”. Il raid – ha detto – punta a impedire l’arricchimento dell’uranio e a costringere l’Iran a rinunciare all’atomica. Il tono è stato trionfalistico, ma anche minaccioso: “Abbiamo molti altri obiettivi. Se non faranno la pace, i prossimi attacchi saranno più gravi, più rapidi e più precisi”.

Le parole del presidente sembrano suggerire che la resa dell’Iran potrebbe fermare l’offensiva, ma solo a condizione che il regime degli ayatollah accetti una pace unilaterale, rinunci alle sue ambizioni nucleari e smetta di sostenere Hamas, Hezbollah e gli altri attori armati dell’asse sciita. In caso contrario, ha avvertito, gli attacchi continueranno.

Teheran: “Siamo in guerra con gli Usa”

La reazione dell’Iran è arrivata quasi subito: “Questo è un atto di guerra”, ha dichiarato il portavoce del governo. Lo stato maggiore delle forze armate ha messo in allerta tutte le unità missilistiche e aerospaziali, mentre migliaia di persone sono scese in piazza a Teheran invocando vendetta. L’attacco americano è vissuto non solo come una violazione del diritto internazionale, ma come un tentativo deliberato di destabilizzare il Paese in vista delle prossime elezioni.

Il quadro è incandescente. La Repubblica islamica ha già minacciato di colpire obiettivi americani e israeliani nella regione, dai porti del Golfo agli avamposti in Iraq e Siria. Resta da capire se l’operazione di Washington è concepita come una singola azione dimostrativa o l’inizio di una nuova fase di guerra aperta.

Trump e Israele: un’alleanza totale

L’intervento americano è avvenuto in risposta alle richieste dirette di Israele, che da settimane preparava il proprio attacco ma attendeva il via libera americano per impiegare le bombe capaci di penetrare Fordow, il sito più protetto. La Casa Bianca aveva mostrato esitazione, anche per le resistenze interne: l’ala Maga del partito repubblicano era contraria a un coinvolgimento in Medio Oriente, preferendo una linea isolazionista.

Ma Trump ha ignorato le pressioni e ha agito. Lo ha fatto in prima persona, convocando il Consiglio per la sicurezza nazionale nella notte di venerdì. Ha aspettato che l’Iran si convincesse della “pausa” americana, poi ha ordinato l’attacco. Adesso, mentre il Pentagono monitora le reazioni, il presidente sembra pronto a rilanciare: “Abbiamo dimostrato che possiamo colpire ovunque. Ora la palla è nel campo dell’Iran”.

Verso una nuova escalation

In molti si chiedono se Trump si fermerà qui. Nel suo messaggio finale ha lanciato un’ipotesi estrema ma non esplicita: la caduta del regime iraniano come obiettivo geopolitico. Il riferimento è a una “pace” che potrebbe arrivare solo se Teheran rinuncia ai suoi obiettivi storici, a partire dalla distruzione di Israele, e accetta condizioni che oggi sembrano inaccettabili per il potere religioso.

Resta da capire se il bombardamento dei tre siti rappresenti davvero un punto di svolta, o solo l’inizio di un confronto più ampio. Il Medio Oriente è ancora una volta al centro di una guerra ad alta intensità, con una novità assoluta: gli Stati Uniti, per la prima volta dopo anni, hanno colpito direttamente l’Iran. E il mondo guarda.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure