
Il telefono continua a squillare, le riunioni si susseguono senza sosta, eppure Gianfranco Paglia trova il tempo per parlare. Il tenente colonnello, consigliere del ministro della Difesa Guido Crosetto, è nel cuore operativo delle ore più tese per l’Italia dopo l’attacco americano all’Iran. Una notte che ha cambiato lo scenario e imposto decisioni immediate. Ma Roma, assicura, non si è fatta trovare impreparata.
“Nessuno ci ha avvertito”, dice Paglia in un’intervista a Tgcom24, “ma ci siamo mossi in tempo”. Il riferimento è alla decisione di rimodulare il contingente italiano in Medio Oriente, spostando parte dei 1.100 militari presenti tra Iraq e Kuwait in aree distanti dalle basi statunitensi. Una mossa precauzionale, presa prima che i bombardieri americani B-2 colpissero i tre siti nucleari iraniani, tra cui quello di Fordow, descritto da Donald Trump come “cancellato dalla faccia della Terra”.
Spostamenti e prevenzione
Paglia rivendica con fermezza la prontezza della Difesa italiana: “Il fatto stesso che abbiamo avuto la lucidità e il coraggio di spostare i nostri uomini dimostra che l’Italia non resta a guardare. Abbiamo agito senza aspettare comunicazioni ufficiali da parte degli Usa, che infatti non sono arrivate”. Il ministro Crosetto, conferma il consigliere, non era stato informato in anticipo dell’attacco.
La mossa italiana è scattata osservando i segnali sul campo: “Abbiamo visto i bombardieri in movimento, e quello è bastato per capire. Ci siamo attivati per tempo, evitando rischi inutili ai nostri militari”. Un messaggio chiaro a chi accusa l’Italia di scarsa reattività: “Questa è la dimostrazione che siamo pronti. Chi ci critica, prenda atto della realtà”.

Ora la diplomazia, ma restano i timori
Paglia invita alla calma, pur senza nascondere le incognite: “Le prossime 48 ore saranno decisive per capire se l’Iran reagirà e in che modo. Per ora non risultano aumenti di allerta nelle basi NATO italiane, ma tutto può cambiare molto rapidamente”.
Il consigliere si dice cauto anche sulle conseguenze strategiche del raid: “Al momento non abbiamo dati certi sull’efficacia dell’attacco, non sappiamo quali danni abbiano subito i siti nucleari. Teheran parla di danni lievi, Washington di successo totale: la verità, come spesso accade in questi casi, sta nel mezzo”.
L’Italia tra sicurezza e responsabilità
Paglia evita allarmismi, ma non minimizza i rischi: “L’Iran ha capacità di risposta, ma non credo che potrà metterle in atto senza conseguenze devastanti. Gli Stati Uniti non lo permetteranno”. Alla domanda sul rischio di una terza guerra mondiale, risponde con un appello: “La diplomazia ha fallito fino a oggi, ma resta l’unica strada. Serve più incisività, e serve evitare che potenze come Russia e Cina entrino nel conflitto. È solo una speranza, ma è l’unica che abbiamo”.
L’intervento del tenente colonnello si chiude con un messaggio politico forte: “Il nostro compito è duplice: salvaguardare la sicurezza dei militari e continuare a spingere per una soluzione diplomatica. È quello che fa un Paese serio. E questo Governo sta dimostrando di esserlo”.
Nessuna nuova misura di allerta è prevista per ora, ma tutto dipenderà dagli sviluppi: “Stiamo monitorando minuto per minuto. Ci muoveremo se sarà necessario, ma senza isterismi. L’importante è non farsi cogliere impreparati. E finora non lo siamo stati”.
Con le truppe italiane ancora operative in uno scacchiere che si fa ogni ora più instabile, l’Italia gioca una partita delicata, tra alleanze, sicurezza e ruolo internazionale. E non può permettersi passi falsi.