
In seguito a un brutale attacco missilistico russo sulla città di Bilhorod-Dnistrovskyi, nella regione di Odessa, la comunità si trova a fronteggiare l’ennesima tragedia. Il bilancio attuale parla di due vittime e oltre una decina di feriti, con la fondata preoccupazione che altre persone siano rimaste intrappolate sotto le macerie.
L’attacco, come denunciato dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky su X, ha colpito direttamente una scuola, utilizzando, secondo le prime informazioni, un missile balistico.

Le parole di Zelensky
Il presidente Zelensky ha sottolineato la natura deliberata di quest’azione, affermando che “nessuno di questi attacchi russi è accidentale: l’esercito russo sa esattamente dove sta prendendo di mira. Si tratta di attacchi dimostrativi”. Nonostante la fortuna che la scuola fosse priva di studenti a causa delle vacanze estive, il personale presente è stato colpito in pieno, trasformando un luogo di apprendimento in un cumulo di macerie quasi completo. Le operazioni di soccorso sono in pieno svolgimento, con tutti i servizi di emergenza impegnati a cercare sopravvissuti e a gestire l’emergenza.
Questo ennesimo atto di violenza, che colpisce strutture civili e innocenti, evidenzia una chiara strategia russa di intimidazione e distruzione. L’affermazione di Zelensky secondo cui “la leadership russa non ha alcuna intenzione di cambiare, nessuna intenzione di porre fine alla guerra volontariamente” getta una luce sinistra sul futuro del conflitto. In un contesto in cui la diplomazia sembra impotente, il presidente ucraino invoca un “reale e doloroso aumento della pressione e delle sanzioni contro la Russia”, ribadendo l’urgenza di fermare questa spirale di violenza.
An absolutely insane Russian missile strike directly hit a lyceum in Bilhorod-Dnistrovskyi, Odesa region. According to preliminary reports, it was a ballistic missile. There were no children at the lyceum — it is currently summer break — but staff members were present. Sadly,… pic.twitter.com/76p7WaYQ8l
— Volodymyr Zelenskyy / Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) June 23, 2025
L’appello del presidente ucraino
L’appello di Zelensky si estende oltre i confini ucraini, mettendo in guardia gli altri paesi europei: “se la Russia non sarà costretta alla pace, gli altri paesi europei dovranno pensare a proteggere i loro licei, ospedali e condomini, ovunque questi assassini russi possano colpire”. Le sue parole risuonano come un monito severo, richiamando l’attenzione sulla potenziale estensione di questa brutalità ben oltre i territori attualmente in conflitto. La distruzione di un liceo, simbolo di futuro e conoscenza, è un attacco non solo all’Ucraina, ma ai valori stessi della civiltà. È un chiaro segnale che l’indifferenza o la debolezza internazionale possono solo incoraggiare ulteriori atrocità. La comunità internazionale è chiamata a una risposta ferma e unita per porre fine a queste uccisioni e costringere la Russia a un’autentica pace.
La guerra tra Russia e Ucraina: un conflitto che ha cambiato l’Europa
La guerra tra Russia e Ucraina è iniziata ufficialmente il 24 febbraio 2022, quando la Russia ha invaso l’Ucraina con l’obiettivo dichiarato di “smilitarizzare e denazificare” il paese. In realtà, l’invasione è stata il culmine di anni di tensioni crescenti tra i due stati, iniziati nel 2014 con l’annessione della Crimea da parte russa e il sostegno del Cremlino ai separatisti filo-russi nel Donbass.
Il conflitto ha provocato una vasta crisi umanitaria, con migliaia di morti civili e militari e milioni di sfollati. Kiev ha resistito grazie a un’inaspettata compattezza interna e al massiccio sostegno militare e finanziario da parte dell’Occidente, in particolare Stati Uniti e Unione Europea. La Russia, pur avendo conquistato alcune aree dell’Ucraina orientale, ha subito gravi perdite e si è trovata isolata a livello internazionale, colpita da dure sanzioni economiche.
Il conflitto ha riacceso la Guerra Fredda in Europa, alterato gli equilibri geopolitici globali e innescato una nuova corsa agli armamenti. Alla metà del 2025, la guerra è ancora in corso, in una fase di logoramento sul fronte orientale, senza una chiara prospettiva di pace. Le trattative sono sporadiche e fragili, mentre i costi umani, economici e politici continuano a crescere.