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Iran, ecco dove può colpire: l’Occidente in allerta. Paura terrorismo (ma non solo)

Pubblicato: 23/06/2025 07:48

Un uomo appena arrivato a Cipro, che si dichiara inglese ma che le autorità identificano come un cittadino azero, prende autobus, si muove con attenzione, scatta foto. Osserva le strutture militari britanniche di Akrotiri, a Limassol, nella zona sud dell’isola. È il 20 giugno quando una nota riservata di un’intelligence alleata allerta la polizia cipriota. L’individuo, secondo gli investigatori, potrebbe essere una sentinella al servizio dei pasdaran, incaricata di effettuare ricognizioni in vista di un possibile attacco contro infrastrutture strategiche. L’arresto arriva in poche ore. Ma per le forze occidentali è solo uno dei tanti segnali.

Le basi militari della NATO, e in particolare quelle americane, sono sotto una pressione crescente. Dal Mediterraneo orientale al Golfo Persico, passando per Siria, Iraq, Libano e Mar Rosso, l’allerta è massima: l’Iran potrebbe colpire. E la cattura del presunto esploratore a Cipro è l’ennesimo indizio di una rete attiva, silenziosa, in attesa di ordini. Un mosaico di rischi multipli: infiltrazioni, razzi, droni Shahed, mine navali, barchini esplosivi, anche attraverso milizie alleate come gli Houthi yemeniti o gruppi sciiti in Iraq e Siria.

guerra in iran

Le forze sul campo: 40 mila soldati USA e alleati in prima linea

Il dispositivo militare americano nell’area è imponente: 40 mila soldati distribuiti tra Iraq, Siria, Bahrein, Kuwait, Qatar, Emirati, Arabia Saudita, Giordania e fino all’isola strategica di Diego Garcia, nell’Oceano Indiano. Nelle basi si concentrano F-35, F-22, droni, radar, sistemi Patriot e THAAD, insieme a due portaerei e numerose navi da guerra. Una potenza schierata per prevenire o rispondere a un eventuale attacco.

L’Italia ha le sue truppe in Libano Sud, un avamposto a Gibuti, uomini in Iraq e una presenza militare anche in Israele, mentre la Marina italiana è attiva nel Mar Rosso. Le forze francesi e britanniche completano la presenza occidentale, con reparti in missione o di supporto.

Ma il timore è che Teheran, o le forze a essa legate, vogliano ora reagire con azioni mirate. La memoria corre al gennaio 2020, quando in risposta all’uccisione del generale Qasem Soleimani da parte degli Stati Uniti, i pasdaran bombardarono con razzi la base di Al Asad in Iraq. Ci furono diversi militari feriti, e in altri attacchi successivi, come quello contro al Tanf al confine siriano, anche vittime.

Obiettivi nel mirino: le basi e il traffico navale

I luoghi sensibili sono molti, non tutti uguali per importanza strategica. E proprio per questo motivo, secondo le intelligence occidentali, l’Iran potrebbe optare per una rappresaglia graduata, calibrata sul messaggio da mandare al nemico. O colpire con forza, per cambiare i rapporti di forza nella regione.

Oltre alle basi, le navi nel Mar Rosso, nel Golfo Persico e davanti allo Stretto di Hormuz sono esposte al rischio di mine galleggianti, droni marini, barchini carichi di esplosivo, come già avvenuto in passato nel Golfo. I precedenti ucraini dimostrano che anche armi leggere e poco costose possono mettere in difficoltà le marine più sofisticate.

Nel frattempo, a Cipro, l’arresto del presunto esploratore è finito negli atti delle intelligence europee. Non è il primo episodio del genere sull’isola, spesso terreno di scontro sotterraneo tra forze mediorientali. Ma è un chiaro segnale: la tensione è altissima, e le sentinelle di Teheran sembrano già pronte a muoversi.

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Ultimo Aggiornamento: 23/06/2025 07:54

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