
In un Paese dove ogni evento rischia di trasformarsi in campagna elettorale, il gesto di Elly Schlein e Giorgia Meloni si distingue per sobrietà e senso delle istituzioni. La reazione italiana all’attacco statunitense all’Iran, deciso da Donald Trump, ha evidenziato una rara convergenza tra governo e opposizione, almeno sul piano del metodo e del confronto.
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Un gesto fuori dagli schemi politici
La scelta della segretaria del Partito Democratico di telefonare direttamente alla presidente del Consiglio è arrivata dopo un primo giro informale tra i rispettivi collaboratori. Una mossa, quella di Elly Schlein, che ha colto molti di sorpresa, ma che ha trovato una Meloni disponibile e aperta al confronto, dopo aver già avuto contatti con il leader britannico Keir Starmer e con Friedrich Merz in Germania.
Il colloquio tra le due leader è durato quasi venti minuti, con toni cordiali e rispettosi dei rispettivi ruoli. In una fase delicata come quella attuale, segnata da un’escalation in Medio Oriente, il contatto diretto tra governo e opposizione è apparso come un segnale di responsabilità nazionale, un gesto inedito in questi ultimi anni di polarizzazione politica.

Un’opposizione che si scopre sistema
Dal punto di vista della presidente del Consiglio, la telefonata ha avuto anche un valore simbolico. Schlein si è infatti presentata non come avversaria barricadera, ma come interlocutrice istituzionale. La sua richiesta non era volta a esercitare pressione, ma a essere aggiornata sui fatti, nello spirito di collaborazione che Meloni stessa aveva avuto con Mario Draghi quando era all’opposizione.
A colpire è stato soprattutto il tono scelto da Schlein, che in questo frangente si è voluta differenziare dalla linea più aggressiva dei suoi alleati, a partire dal leader del Movimento Cinque Stelle, Giuseppe Conte. La leader del Pd ha condiviso la preoccupazione per un possibile conflitto su scala più ampia e ha mostrato una chiara volontà di de-escalation, punto su cui Meloni ha manifestato sintonia.
Nessuna ambiguità sull’Iran
Sulle posizioni internazionali, la linea della segretaria dem si è rivelata netta. «Siamo tutti d’accordo che il regime teocratico e liberticida di Teheran non possa sviluppare un’arma atomica», ha dichiarato. Ma ha aggiunto con altrettanta chiarezza: «Il modo per impedirlo non è bombardare, ma negoziare». Una presa di posizione netta, che punta a tenere insieme fermezza sul disarmo e rifiuto del ricorso alla forza militare.
Questa volta, a differenza di altri passaggi politici, Schlein si è anche confrontata con esponenti del Pd esterni alla sua maggioranza, cercando di dare al partito una linea unitaria e non improvvisata. È lo stesso spirito che ha portato il presidente dem, Stefano Bonaccini, a sostenere l’iniziativa della segretaria: «Se il governo si impegnerà a non fornire basi militari né appoggio logistico, noi siamo disponibili a sostenere questa posizione», ha dichiarato.

Un passaggio chiave per la leadership di Schlein
La decisione di Elly Schlein di alzare il telefono e confrontarsi direttamente con Giorgia Meloni potrebbe segnare un punto di svolta nella sua leadership. È un tentativo di uscire dall’angolo della contestazione permanente e presentarsi come alternativa di governo credibile. Un passaggio cruciale, anche alla luce delle tensioni con alleati meno inclini al dialogo istituzionale, come Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli.
Il giudizio finale, tuttavia, è rimandato al dibattito in Parlamento. Le comunicazioni della presidente del Consiglio alle Camere rappresenteranno un banco di prova per verificare se la telefonata sia stata un gesto isolato o l’inizio di una nuova stagione di politica estera condivisa, almeno nei momenti di emergenza.
Le implicazioni per la politica italiana
In un contesto in cui la politica italiana è spesso dominata da scontri personalistici e toni esasperati, il contatto tra Meloni e Schlein assume una valenza significativa. Non è unità nazionale, ma è quanto di più vicino si sia visto negli ultimi tre anni. Se da un lato Meloni ha apprezzato il riconoscimento implicito della sua leadership, dall’altro Schlein ha compiuto un passo per accreditarsi come interlocutrice matura e affidabile.
Toccherà ora ai prossimi eventi internazionali e alle reazioni delle forze politiche interne dimostrare se questa nuova postura dell’opposizione possa consolidarsi. Ma il dato resta: di fronte a una crisi globale, le due donne simbolo degli schieramenti hanno saputo, per una volta, mettere da parte la propaganda.