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Medico teme di avere un infarto e lascia ambulatorio 8 minuti prima della fine del turno: licenziato

Pubblicato: 23/06/2025 10:04

Un dolore improvviso al petto, i farmaci sempre in tasca, la paura concreta che il cuore potesse cedere. È bastata una scelta di prudenza — quella di allontanarsi otto minuti prima della fine del turno per farsi controllare al pronto soccorso — a costare il licenziamento a Marco Castellano, medico 65enne della Croce verde di Cavallino-Treporti, in provincia di Venezia.

A raccontarlo è lo stesso Castellano, in un’intervista al Corriere del Veneto. «Ho avuto un infarto anni fa, ho quattro stent e sono in terapia continua. Quel giorno, mentre ero in turno al punto di primo intervento di Ca’ Savio, il dolore è arrivato intorno alle 18:40. Ho preso subito i farmaci, come da protocollo. Ma non passava. Dopo un’ora ho deciso di andare al pronto soccorso di Jesolo per un elettrocardiogramma. Lì almeno potevano aiutarmi se fosse stato davvero un infarto», spiega. Era da solo, sostiene, perché l’infermiere appena subentrato era uscito per una chiamata del 118.

Il turno di Castellano sarebbe finito alle 20:00. Lui si è allontanato alle 19:52, specifica. Ma tanto è bastato per ricevere, una settimana dopo, una PEC con la revoca dell’incarico per grave inadempienza. Non un licenziamento formale — perché Castellano era assunto con contratto di collaborazione libero-professionale — ma una interruzione unilaterale del rapporto, motivata dalla perdita del vincolo fiduciario.

La versione della Croce Verde

La Croce verde sostiene che il medico si sarebbe allontanato senza avvisare e lasciando il punto di primo intervento incustodito. Ma Castellano respinge le accuse: «Ho scritto alla direttrice alle 20:12 per avvisarla, pochi minuti dopo essere arrivato al pronto soccorso. E non è vero che ho lasciato tutto aperto: non ho abbandonato nessuno, e i bambini con febbre alta, come sostengono, non li gestiamo lì ma vengono inviati a San Donà di Piave. È un’accusa infondata».

Più che una sanzione, per il medico si è trattato di una ferita personale: «La direttrice mi aveva persino invitato al suo matrimonio. Non ho mai avuto problemi. È stato un fulmine a ciel sereno. Nessuno mi ha mai chiesto come stessi».

A quattro mesi dalla PEC, nessun reintegro, né aperture in vista. Eppure, Castellano rilancia un interrogativo umano prima che professionale: «Come si può considerare inadempiente un medico che si allontana perché teme un infarto? Avrei dovuto aspettare di cadere per terra?».

Il caso solleva domande su tutele, comunicazione e gestione delle emergenze nei servizi sanitari locali. E mette in evidenza una frattura — forse non solo contrattuale — tra chi soccorre e chi dovrebbe garantirgli protezione.

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