
Ora finalmente abbiamo capito il famoso millennium bug, quell’evento spaventoso in cui tutti i sistemi informatici sarebbero dovuti andare in tilt allo scadere dell’ultimo secondo del 1999. I sistemi informativi hanno retto, quello che non ha retto è la logica delle decisioni che stanno accompagnando l’umanità, in particolare i detentori del potere, in questo terzo millennio. E l’epifenomeno Donald Trump è solo il più esemplificativo, quello con maggiori capacità di destabilizzazione, non solo perché è al comando della maggiore potenza mondiale, ma perché, al di là della sua idea di giocare a poker con la storia, ha sempre come unica costante il bluff. Ma perché allora gli interlocutori ci cascano? Perché senza l’America non c’è gioco, non c’è posta politica ed economica, e perché lui, sia se bluffi o meno, ha costantemente la pistola, la Borsa nucleare, oltre a quella di Wall Street, sul tavolo.
È un pazzo, un irresponsabile, un incosciente? No. Solo che non agisce secondo la logica, che è quella che da Kant a scendere abbiamo studiato nei licei, università di tutto il mondo occidentale. È tale il rifiuto della logica, del sapere occidentale, che lui le vuole chiudere queste accademie. Ha detto mi prendo due settimane per decidere la guerra all’Iran e spara i suoi missili e bombe fine di mondo, con i fantasmagorici B2, dopo due giorni. Doveva essere l’arbitro del duello mediorientale e, contando fino a 1, poi spara ad uno dei due contendenti, con Vance, il suo Vice, che il giorno prima attacca verbalmente Israele, accusandola di trascinare in guerra gli Stati Uniti. Attaccano un Paese straniero senza voto al congresso, cosa finora possibile dopo un qualunque attacco agli americani, anche un palloncino di compleanno sopra una base USA, ma mai così.
Dove si vuole arrivare, a destabilizzare il medioriente? A far di nuovo impazzire il mercato del petrolio? A far cadere il governo dei pasdaran, a creare un nuovo Afghanistan?
Queste domande sarebbero plausibili se ci fisse una logica, una relazione causa ed effetto, anche una sola consecutio temporum della politica e della storia. Ma questo presupporrebbe una linea di tendenza orizzontale della stessa, invece le decisioni, le azioni sembrano assolutamente distopiche rispetto al mondo che conoscevamo, o pensavamo, a questo punto di conoscere. Il mondo di oggi non ha più i paradigmi, i concetti, il codice binario di quello precedente. Le costanti sono diventate variabili e la variabile sta diventando costante. È il tempo delle incertezze Bellezza! Direbbe Humphrey Bogart se oggi fosse vivo. È un mondo di sola comunicazione, spesso fuorviata o fuorviante. Anche se poi le bombe sono vere, le ritorsioni possibili, gli scenari imprevedibili.
Ma per Trump, Netanyahu, Khamenei, Putin, gli Houti, e speriamo che Musk non sproloqui, tutto è comunicabile, anche le cose a cui non crederebbero loro stessi, anzi quelle ancor di più.
Ma cosa si fa con l’incertezza? Si crea caos, confusione, paure, populismi e risposte semplici, senza costruzioni logiche. E, soprattutto, si guadagnano montagne di soldi. Se il denaro è lo sterco eel diavolo, l’incertezza ne è la madre. Perché il diavolo esiste in quanto mette in dubbio la moralità di Dio, rendendo incerta la salvezza. Sarà forse per questo che Trump ringrazia Dio che sta al fianco degli Stati Uniti? È sempre “Gott mit uns”. L’unica certezza.