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“Vado via, non cercatemi”, ma 20 anni dopo si scopre l’orrore: trovato così. “È stata lei”

Pubblicato: 23/06/2025 15:20

Ci sono storie che sembrano svanire nel tempo, lasciando dietro di sé solo dubbi e domande sospese. Vicende in cui la scomparsa di una persona si mescola al silenzio e a presunti indizi che, per anni, non conducono da nessuna parte. Poi, all’improvviso, qualcosa riemerge: un dettaglio, una voce, una prova. E tutto cambia.

È in questi casi che la verità, seppur attesa da tempo, arriva come uno schiaffo. Dopo decenni di silenzio, la giustizia può finalmente iniziare a ricostruire ciò che qualcuno aveva cercato di cancellare con cura.

Un mistero lungo vent’anni

Nel settembre del 2004Juan Manuel Leiva González scomparve nel nulla a Reus, in Spagna. La sua auto fu trovata vicino alla stazione ferroviaria, e una voce da un telefono pubblico rassicurò i familiari: diceva di essere lui e di essersi trasferito in Francia. Ma era tutto falso. Dopo vent’anni, le autorità spagnole hanno scoperto che non lasciò mai la città, e che fu invece ucciso brutalmente. Ora, la principale indiziata è la sua ex compagna, madre della loro figlia minore.

Secondo gli investigatori, l’uomo sarebbe stato attirato in una trappola e accoltellato a morte dalla donna e dal suo nuovo compagno, oggi deceduto. Il corpo fu poi legato mani e piedi, infilato in un sacco e sepolto in un terreno a Riudecols, località poco distante. I resti vennero scoperti per caso nel 2021, ma solo l’anno scorso, grazie a una segnalazione, si è potuto collegare quel corpo alla scomparsa di Juan Manuel.

Le analisi del DNA hanno confermato l’identità, riaprendo le indagini a pochi mesi dalla prescrizione. Il testimone chiave, che fino ad allora aveva taciuto per paura, ha fornito dettagli decisivi. La polizia ritiene che il movente possa essere stato l’interesse economico: l’uomo gestiva un’azienda di estintori, cointestata con la ex.

Un altro elemento chiave è arrivato dalla figlia maggiore di Juan Manuel, nata da una precedente relazione. “Non ho mai creduto che fosse sparito volontariamente”, ha raccontato, rivelando un sospetto coltivato per anni. È stata proprio lei a notare che la sorellastra indossava un anello appartenente al padre, un oggetto cui era affezionatissimo e che non si sarebbe mai tolto.

Secondo la ricostruzione, dopo l’omicidio la coppia avrebbe messo in scena una fuga simulata, portando l’auto alla stazione e facendo telefonate anonime. Ma la verità, sepolta a 700 metri da casa, era destinata a riemergere.

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