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Villa Pamphili, il retroscena su Kaufmann: cos’era successo prima degli omicidi

Pubblicato: 23/06/2025 15:14
kaufmann

L’immagine che si fa largo, giorno dopo giorno, attorno al caso di Francis Kaufmann – alias Rexal Ford – è quella di una tragedia annunciata, un’agonia silenziosa che si è consumata a cavallo tra le strade affollate del centro di Roma e il verde apparente della quiete di Villa Pamphili.

Sotto la superficie di un’apparente normalità familiare, qualcosa covava. Oggi, dopo il ritrovamento senza vita della compagna di Kaufmann, Anastasia Trofimova, e della piccola Andromeda, di appena undici mesi, si comincia a comporre un mosaico inquietante, fatto di segnali ignorati, omissioni istituzionali e una violenza che sembra affondare radici ben prima del 7 giugno.

Cos’era successo prima degli omicidi

Il dramma si consuma in un arco di tempo preciso: tra il 3 e il 7 giugno. E proprio il 3 giugno, mentre Roma brulica di turisti e pendolari, qualcosa si rompe definitivamente. Ma a quanto pare nessuno, né le forze dell’ordine né chi era presente, riesce a cogliere la portata del pericolo. La famiglia americana – lui 46 anni, musicista e artista visionario, lei 28, russa, dai tratti dolci e occhi che sembrano custodire troppe verità – viene vista per l’ultima volta in pubblico, unita ma segnata da una tensione che ormai era impossibile mascherare.

Quel pomeriggio, i Carabinieri intervengono allo Starbucks di piazza San Silvestro in seguito a una segnalazione. Secondo un’informativa trasmessa in Procura, Francis Kaufmann è stato aggredito mentre si trovava nel locale insieme alla compagna e alla figlia. Il titolare riferisce che l’uomo era a terra, sanguinante, con in testa un cerotto che, precisa, era già presente prima dell’aggressione. Nessuno ha visto chiaramente l’assalitore. Anastasia è lì, accanto a lui, apparentemente calma. Ma la dinamica si fa ancora più sinistra: nonostante il sangue, il colpo, la presenza di un neonato, la famiglia si allontana a piedi in direzione di piazza del Popolo senza attendere l’arrivo del 118 né delle forze dell’ordine. Il barista tenta di allertare alcuni agenti in servizio poco lontano, in Largo Chigi. La risposta è glaciale: “Siamo impegnati”. Nessuno segue quella famiglia ferita. Nessuno la ferma e la protegge.

Quattro giorni dopo, il macabro epilogo: Anastasia e la piccola Andromeda vengono trovate morte a Villa Pamphili. I dettagli sono ancora coperti da riserbo, ma le modalità lasciano poco spazio all’ipotesi dell’incidente. Gli inquirenti scavano nella vita della coppia, nelle ultime tracce digitali, nelle testimonianze degli amici. Emergono tensioni, segnali di disagio, forse abusi. Eppure, nessuna denuncia formale, nessun allarme pubblico. Solo silenzi, piccole sparizioni, improvvise riapparizioni.

Proseguono le indagini

Ora, la Procura indaga per omicidio e sta cercando di ricostruire i movimenti dell’uomo, l’unico sopravvissuto, Francis Kaufmann. Su di lui si concentrano inevitabilmente tutti i sospetti. È scomparso per ore, poi è riapparso in stato confusionale, rilasciando versioni contraddittorie, ora vittima, ora testimone smarrito. Ma quel cerotto sulla tempia, quella fuga dallo Starbucks, la freddezza con cui abbandonò il luogo dell’aggressione, sono tasselli che oggi tornano con forza a chiedere spiegazioni.

E intanto resta una domanda, la più atroce: si poteva evitare? Forse sì, se quel 3 giugno qualcuno avesse davvero guardato. Se la ferita di Francis fosse stata letta anche come una spia di qualcosa che stava già implodendo. Se quelle donne – una giovane madre e una bambina di undici mesi – fossero state viste per ciò che erano: in pericolo. Ma Roma ha voltato lo sguardo. E ora piange, tardi, due vite spezzate.

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