
Seduti uno accanto all’altra, tra i decori sontuosi del Palazzo Reale di L’Aja e i riflessi dorati delle porcellane di corte, Giorgia Meloni e Donald Trump si sono ritrovati al tavolo della cena ufficiale dei leader della Nato. Una scena formale solo in apparenza, che ha invece offerto il terreno ideale per un confronto politico serrato, durato ben più del tempo di un brindisi.
A quanto si apprende da fonti italiane e statunitensi, il presidente del Consiglio e il capo della Casa Bianca hanno avuto un lungo colloquio a margine della serata, approfittando della disposizione ravvicinata dei posti e di una fase meno protocollare dell’incontro. Un’occasione che, al netto della forma, ha permesso un passaggio sostanziale sui principali dossier internazionali, a partire dalle ultime evoluzioni nella crisi in Medio Oriente.

Intesa sulla linea della fermezza
Nel colloquio si sarebbe registrata un’ampia convergenza di vedute sulla necessità di mantenere la pressione diplomatica su Iran e Israele, sostenendo al contempo un percorso di stabilizzazione dell’area attraverso il coinvolgimento diretto delle grandi potenze occidentali.
Meloni avrebbe sottolineato l’importanza del ruolo europeo in questo frangente, mentre Trump — forte del suo recente annuncio di cessate il fuoco tra Teheran e Tel Aviv — avrebbe ribadito che la pace “non può essere un premio, ma una scelta obbligata”.

Dalla guerra alla Nato del futuro
Il confronto si sarebbe esteso anche al tema del futuro dell’Alleanza atlantica, alla vigilia di un vertice che si preannuncia cruciale per ridefinire obiettivi e strumenti comuni, in un contesto internazionale sempre più instabile. In particolare, Meloni avrebbe riaffermato l’impegno dell’Italia a rispettare gli obiettivi di spesa militare condivisi, sottolineando però la necessità di una difesa europea integrata che non sia mera proiezione della volontà americana.
Trump, dal canto suo, avrebbe lasciato intendere che un rilancio della Nato passa per una maggiore “equità degli oneri”, ma anche per un chiaro “allineamento strategico” contro le minacce emergenti, dalla Russia alla guerra ibrida.
Il segnale politico della cena
La durata e la natura del confronto tra i due leader non sono passati inosservati tra gli altri convitati, e rappresentano un segnale politico preciso, anche in vista delle elezioni americane e delle tensioni crescenti sul fronte europeo. Per Meloni, il faccia a faccia con Trump rafforza il suo profilo internazionale in un momento in cui Roma mira a giocare un ruolo più incisivo nei teatri di crisi.
Il fatto che i due si siano cercati, e abbiano parlato a lungo — in modo riservato ma informale — aggiunge un tassello significativo al mosaico dei rapporti transatlantici. E conferma, una volta di più, che i veri vertici si giocano spesso prima delle dichiarazioni ufficiali.