
“Sono arrivata a Teheran il 5 giugno ed era tutto tranquillo, poi nella notte tra il giovedì e il venerdì successivi sono iniziati i bombardamenti. Ci siamo svegliati e per 24 ore non siamo più andati a letto”. Con queste parole, Fatemeh Sakhtemani, architetta iraniana residente in Italia, racconta a Fanpage.it il suo incubo vissuto insieme al figlio di 18 mesi durante l’attacco israeliano all’Iran. Fatemeh si trovava nel suo Paese d’origine per far conoscere il bambino ai nonni quando è stata intrappolata dalla guerra in corso.
La Fuga e le Difficoltà Iniziali
Il compagno di Fatemeh, Salvatore Politi, ginecologo a Parma, aveva lanciato l’allarme per la situazione di pericolo che la donna e il bambino stavano affrontando. Dopo giorni di apprensione e paura, la famiglia è riuscita a riunirsi a Baku e poi a rientrare finalmente in Italia. Fatemeh ha raccontato a Fanpage.it: “Tutti i contatti erano interrotti. I primi giorni qualcosa ancora funzionava, poi si è fermato tutto. All’inizio, se riuscivo a prendere il telefono, chiamavo il mio compagno, poi quando non riuscivo più a contattarlo, è stata l’Ambasciata a mettermi in contatto con lui”.

Il Viaggio Via Terra e le Difficoltà con i Visti
Il 18 giugno, l’Ambasciata italiana ha iniziato a organizzare la fuga via terra verso l’Azerbaigian, ma Fatemeh non aveva il visto per entrare in Baku. Il marito, Salvatore Politi, ha avviato la pratica per il visto dall’Italia, ma per Fatemeh il processo sarebbe stato lungo, con tempi di attesa tra i 3 e i 5 giorni. Grazie all’intervento dell’Ambasciatore italiano in Azerbaigian, Luca Di Gianfrancesco, il visto è stato recuperato rapidamente, e la famiglia è riuscita a partire.
Il Viaggio e la Riunione con Politi
Il viaggio è iniziato venerdì mattina e, nonostante le difficoltà al confine tra Iran e Azerbaigian, la famiglia ha potuto proseguire grazie all’aiuto delle autorità italiane. “Ero preoccupata perché mio figlio piangeva, era stanco. Ma ero sicura che mi avrebbero fatto passare”, ha dichiarato Fatemeh. Sabato 21 giugno, dopo giorni di attesa e incertezze, Fatemeh e il suo bambino si sono riuniti finalmente con Politi a Baku: “È stato emozionante e strano allo stesso tempo, sembrava che fossero passati tre anni”, ha commentato.
Il Rientro in Italia e il Pensiero per la Famiglia in Iran
“Arrivare in Italia mi ha dato sollievo ma continuo a essere preoccupata per la mia famiglia che è ancora in Iran”, ha dichiarato Fatemeh. Il suo pensiero è rivolto anche a coloro che non sono riusciti a tornare a casa o che non possono lasciare il proprio paese a causa della guerra. La famiglia, nonostante la felicità per il ricongiungimento, continua a vivere nel timore e nell’incertezza.
Salvatore Politi ha poi condiviso una foto della sua famiglia su Facebook, ringraziando le autorità italiane per l’impegno profuso nel risolvere la situazione, ma anche esprimendo il pensiero per chi ancora vive in condizioni di pericolo e sofferenza. “Ci auguriamo di tornare presto a vivere la quotidianità di una vita normale”, ha aggiunto Politi, un desiderio che resta lontano per molte persone nel mondo.