
Certe chitarre non si dimenticano. Non per la velocità, né per l’ostentazione, ma per quella naturalezza con cui sanno entrare sottopelle. Alcuni musicisti non hanno bisogno di urlare il proprio talento: lo lasciano fluire, nota dopo nota, costruendo nel tempo un suono che diventa identità. Non servono effetti speciali quando basta un riff per evocare un’epoca, un’idea di libertà, un’intera stagione della vita.
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Artisti silenziosi, eredità potenti
Ci sono artisti che attraversano il tempo senza clamore, ma lasciano dietro di sé una scia inconfondibile. Non cercano le luci della ribalta, non corteggiano i riflettori. Si limitano a suonare, e nel farlo cambiano le cose. Una canzone ben scritta, una melodia scolpita in vinile, un intro di chitarra che resta nella testa per decenni: è così che si costruisce una vera eredità musicale.
La morte a 81 anni e l’annuncio ufficiale
È in questa categoria che rientra Mick Ralphs, storico chitarrista britannico e co-fondatore dei gruppi Bad Company e Mott the Hoople, scomparso all’età di 81 anni. La notizia della sua morte è stata annunciata ufficialmente dalla sua band attraverso un post sul profilo Instagram: “È con profonda tristezza che annunciamo la scomparsa del nostro amato Mick Ralphs”, si legge nel messaggio carico di emozione.
Dagli esordi con Mott the Hoople al successo con Bad Company
Nato a Hereford il 31 marzo 1944, Ralphs iniziò la sua carriera musicale nella seconda metà degli anni Sessanta fondando The Doc Thomas Group, nucleo originario dei futuri Mott the Hoople. Il grande salto arrivò nel 1969, con l’ingresso di Ian Hunter alla voce e, soprattutto, con il decisivo appoggio di David Bowie, che regalò alla band “All the Young Dudes”: brano manifesto del glam rock, destinato a segnare un’intera generazione. L’intro di chitarra firmato Ralphs resta uno dei momenti più iconici di quell’epoca.
Il contributo al rock degli anni Settanta
Nel 1973 lasciò la band per formare, insieme a Paul Rodgers, Simon Kirke e Boz Burrell, i Bad Company, la prima formazione a firmare con la Swan Song Records dei Led Zeppelin. Fu l’inizio di un’epopea musicale fatta di successi planetari come “Can’t Get Enough”, “Good Lovin’ Gone Bad” e “Ready for Love”: brani che contribuirono a definire il sound del rock anni ’70, caratterizzato da potenza, melodia e intensità emotiva.

Il ritiro dalle scene e il ricordo dei compagni
Il suo stile era sobrio ma riconoscibile, mai sopra le righe, sempre al servizio della canzone. È questa la cifra che lo ha reso amato da colleghi e pubblico. “Mick ci ha donato canzoni straordinarie e ricordi indelebili”, ha scritto Paul Rodgers in un toccante messaggio di commiato. “Era mio amico, il mio partner nella scrittura, un chitarrista versatile con un senso dell’umorismo unico. L’ultima volta che ci siamo sentiti, pochi giorni fa, abbiamo riso. Non sarà l’ultima”.

Anche il batterista Simon Kirke lo ha ricordato con affetto: “Era un caro amico, un compositore meraviglioso e un chitarrista eccezionale. Ci mancherà profondamente”. Il suo ultimo concerto risale al 2016 alla O2 Arena di Londra, dopo il quale un ictus lo costrinse a ritirarsi dalla scena pubblica. Lascia la compagna Susie Chavasse, due figli e tre figliastri.
Un’eredità destinata a durare
Nel prossimo autunno, Mick Ralphs sarà inserito postumo nella Rock & Roll Hall of Fame, insieme agli altri membri dei Bad Company. Un riconoscimento che consacra una carriera silenziosamente straordinaria, fatta di note che continueranno a risuonare anche ad amplificatori spenti.