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“Porti sfortuna!”. Tajani umiliato in Parlamento: il leader politico scatenato

Pubblicato: 24/06/2025 13:53
Renzi Tajani porta sfortuna

Nel corso del suo intervento in Senato, il leader di Italia Viva Matteo Renzi ha rivolto un duro attacco al vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, criticandone le dichiarazioni e l’operato in merito alla crisi in Medio Oriente. Un affondo che si inserisce nel contesto delle recenti tensioni tra Israele e Iran, e che evidenzia contraddizioni all’interno della linea comunicativa del governo.
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Contraddizioni diplomatiche tra annunci e realtà

Renzi ha ricostruito in maniera puntuale una sequenza di eventi che, secondo la sua visione, svelerebbe una gestione confusa della diplomazia italiana. Giovedì sera, Tajani aveva dichiarato che “l’attacco israeliano non è imminente”, ma il giorno seguente Israele ha colpito, smentendo di fatto le sue parole. A quel punto, ha sottolineato Renzi, il ministro si è affrettato ad affermare in televisione: “A me nessuno aveva detto niente”.

Una frase che, secondo il senatore, denota non solo l’assenza di informazioni attendibili, ma anche una certa leggerezza nella comunicazione istituzionale, specie in un momento delicato come quello attuale, segnato da forti tensioni geopolitiche.

La telefonata “inutilmente pacificatrice”

Renzi ha proseguito elencando ulteriori episodi, soffermandosi su quanto accaduto sabato, quando Tajani ha dichiarato di aver telefonato sia al ministro degli Esteri iraniano che a quello israeliano, invitandoli a “smetterla”. Il giorno successivo, però, la situazione è precipitata, con un’escalation militare tra le due potenze. Secondo Renzi, quella telefonata, se davvero c’è stata, si è rivelata del tutto inutile e inefficace.

L’ironia dell’ex presidente del Consiglio si è fatta più tagliente quando ha commentato: “Il giorno dopo se le danno di santa ragione”, rimarcando il totale scollamento tra gli intenti diplomatici espressi e la realtà dei fatti.

Il caso ambasciata a Teheran

Ulteriore oggetto di polemica è stato il tema della possibile chiusura dell’ambasciata italiana a Teheran. Tajani, nella giornata di lunedì, aveva assicurato che “non spostiamo l’ambasciata”, cercando evidentemente di rassicurare sul mantenimento della presenza diplomatica italiana in Iran. Tuttavia, secondo Renzi, questa posizione è stata clamorosamente smentita solo 24 ore dopo dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha dichiarato pubblicamente: “Stiamo pensando di spostare l’ambasciata da Teheran”.

Un cortocircuito comunicativo che Renzi ha definito emblematico della mancanza di coerenza e di coordinamento all’interno dell’esecutivo.

Renzi: “O porta sfortuna o taccia”

Il culmine dell’intervento è stato raggiunto con un’espressione tanto ironica quanto dura: “Al povero Tajani non ne va bene una. O porta sfortuna, ministro, oppure rinunci a fare dichiarazioni”. Una frase che sintetizza tutto il disappunto di Renzi nei confronti della gestione della Farnesina, e che fotografa l’immagine di un ministro degli Esteri in difficoltà politica e comunicativa.

Le sue parole sono arrivate al termine della seduta di ieri in Senato, a commento delle dichiarazioni rilasciate da Meloni durante il dibattito parlamentare. Il tono usato da Renzi ha acceso ulteriormente la discussione, portando in primo piano la fragilità della linea diplomatica italiana nel contesto di un conflitto che potrebbe avere ripercussioni significative anche a livello europeo.

Fratture nella linea estera del governo

L’uscita di Renzi evidenzia una frattura più ampia all’interno dell’attuale gestione della politica estera italiana. Le divergenze tra le parole di Tajani e quelle di Meloni, unite all’apparente inefficacia delle azioni diplomatiche, pongono interrogativi sulla credibilità internazionale dell’Italia e sulla solidità delle sue posizioni in scenari internazionali complessi.

Il richiamo all’ambasciata e alla scarsa chiarezza tra i vertici dell’esecutivo accentua l’impressione di una linea non condivisa tra Palazzo Chigi e la Farnesina. Un dato che potrebbe pesare, non solo nell’opinione pubblica, ma anche nei rapporti con gli alleati internazionali.

In conclusione, l’attacco di Renzi a Tajani non è solo uno scontro personale, ma uno specchio di tensioni più ampie che attraversano la politica estera dell’Italia, in un momento in cui ogni parola pubblica può avere conseguenze diplomatiche concrete.

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