
Il presidente americano Donald Trump ha scelto l’altitudine e l’ambiguità per lanciare uno dei segnali più gravi degli ultimi anni al cuore dell’Alleanza Atlantica. A bordo dell’Air Force One, in volo verso l’Europa per il vertice che si terrà all’Aia, ha risposto a una domanda secca con una replica tanto evasiva quanto carica di implicazioni: “Dipende dalla definizione. Ci sono diversi modi per definire l’Articolo 5”. Parole che, in un altro contesto, sarebbero parse generiche. Ma in questa fase storica — con una guerra in corso in Ucraina, i rapporti con la Russia al minimo storico e i venti di crisi in Medio Oriente — suonano come un colpo d’ariete alla credibilità della Nato.
Il messaggio è chiaro: gli Stati Uniti potrebbero non intervenire automaticamente in difesa di un alleato attaccato, e questo mina la pietra angolare su cui l’intera architettura dell’Alleanza è costruita.
Cos’è l’articolo 5 della Nato
L’Articolo 5 del Trattato dell’Alleanza Atlantica, firmato a Washington nel 1949, recita che un attacco armato contro uno dei membri dell’Alleanza è considerato un attacco contro tutti. È l’essenza stessa del principio di deterrenza collettiva: sapere che attaccare un piccolo Stato come l’Estonia o la Lituania significherebbe entrare in guerra contro gli Stati Uniti e tutti gli altri 31 membri.
Ma c’è un dettaglio spesso trascurato: l’Articolo 5 non impone automaticamente un intervento militare diretto. Ogni Stato “decide le misure da prendere che riterrà necessarie, compreso l’uso della forza armata”, lasciando quindi un margine di interpretazione. La sua forza è sempre stata più politica che giuridica, basata su fiducia, coesione e credibilità. È stato invocato solo una volta, l’11 settembre 2001, dagli Stati europei a sostegno degli Usa.
Ora Trump, dichiarando che “ci sono diversi modi di definire l’Articolo 5”, sposta l’ambiguità dalla lettera del Trattato al cuore della sua applicazione pratica, e questo cambia tutto.
Il contesto: la dottrina Trump e il principio del “pay to play”
Non è la prima volta che Trump mette in dubbio la lealtà americana all’Alleanza Atlantica. Già nel suo primo mandato aveva accusato gli alleati europei di non spendere abbastanza in difesa e di approfittare della protezione americana. La sua dottrina è brutale e coerente: “chi non paga, non è protetto”.
Negli ultimi mesi, il suo entourage ha più volte lasciato intendere che una sua eventuale rielezione porterebbe a una Nato “a due velocità”, dove gli alleati che non rispettano il 2% del PIL in spesa militare non potrebbero più contare su una difesa automatica. La Germania, la Spagna e l’Italia sono tra i Paesi che rischierebbero di più in questa visione.
Con la dichiarazione di oggi, Trump fa un passo ulteriore: non solo mette condizioni politiche al sostegno militare, ma introduce un’interpretazione variabile di un obbligo giuridico. Il significato è chiaro: se sarà rieletto, il vincolo dell’Articolo 5 potrebbe non essere più affidabile.
Le ripercussioni: tra Mosca, Pechino e Varsavia
Le parole di Trump non passeranno inosservate a Mosca. Vladimir Putin ha costruito gran parte della sua strategia sul presupposto che l’Occidente sia diviso, e che gli Stati Uniti siano sempre meno disposti a rischiare un conflitto diretto per difendere gli europei. Un articolo 5 incerto è un invito alla provocazione nei Paesi baltici, in Polonia, nei Balcani.
Ma anche la Cina osserva. Se gli Stati Uniti sono riluttanti a intervenire in Europa, come potrebbero impegnarsi nel Pacifico in difesa di Taiwan o del Giappone? Il messaggio trumpiano è un segnale di ritirata strategica mascherata da pragmatismo.
Sul fronte interno europeo, le dichiarazioni di Trump alimentano l’urgenza — da anni ignorata — di costruire una difesa europea credibile e autonoma. La Polonia, che ha raggiunto il 4% del PIL in spesa militare, potrebbe spingere per una Nato a guida regionale, o addirittura per una forza di deterrenza centro-orientale indipendente. I Paesi baltici si sentiranno ancora più esposti. L’Italia, sotto pressione per il suo bilancio, sarà costretta a scegliere tra austerità e sicurezza.
Un’alleanza più debole è un mondo più pericoloso
L’ambiguità strategica può essere uno strumento tattico efficace. Ma quando si tratta di alleanze difensive, l’ambiguità genera instabilità. La forza dell’Articolo 5 è sempre stata la certezza. Trump ha appena trasformato quella certezza in una variabile.
In un momento in cui l’Europa è attraversata da crisi multiple, la mossa di Trump suona come un campanello d’allarme. Se l’Alleanza Atlantica non può più garantire la sicurezza del continente, l’Europa dovrà imparare a difendersi da sola. E in fretta.