
Una terza guerra mondiale non è un’ipotesi da romanzo distopico. È uno spettro che si aggira, a volte dichiaratamente, tra le crisi più gravi del nostro tempo. Non è detto che scoppi, ma dire che è impossibile significa illudersi. Perché le condizioni storiche che hanno generato i due precedenti conflitti globali — alleanze rigide, rivalità imperiali, corsa agli armamenti, illusioni di guerra breve — stanno tornando. E con loro, nuove forme di fragilità.
Nessuno può prevedere la data e il luogo di una guerra mondiale. Ma è possibile identificare gli scenari più probabili, i fattori scatenanti, le alleanze che potrebbero formarsi e il ruolo di tecnologie che oggi renderebbero una guerra più rapida, asimmetrica e devastante. Il seguente articolo esplora questa possibilità, con un approccio divulgativo ma fondato.
Quattro focolai da cui può partire tutto
La crisi a Taiwan è, secondo molti analisti, il punto più pericoloso. La Cina considera l’isola parte integrante del proprio territorio e non ha mai escluso la forza militare per annetterla. Gli Stati Uniti hanno promesso sostegno a Taipei, e un’invasione da parte di Pechino sarebbe vista da Washington come un atto di guerra. In un simile scenario, Giappone, Australia, Corea del Sud e forse India si schiererebbero con gli Usa. La Cina potrebbe contare sul sostegno — almeno politico e logistico — della Russia, dell’Iran e della Corea del Nord.

Il secondo fronte è quello europeo, dove la guerra in Ucraina non si è mai spenta. Se la Russia dovesse colpire un Paese NATO — anche solo accidentalmente — l’Alleanza Atlantica sarebbe obbligata a rispondere in base all’Articolo 5. Un singolo missile in Polonia o nei Baltici potrebbe innescare un’escalation. La Russia ha già minacciato più volte il ricorso ad armi nucleari tattiche, se dovesse sentirsi messa alle strette.
Medio Oriente e penisola coreana: rischio crescente
Il terzo fronte è il Medio Oriente, dove lo scontro tra Israele e Iran si è avvicinato al punto di rottura. I due Paesi si considerano nemici esistenziali. Se l’Iran colpisse in modo diretto Israele, o viceversa, gli Stati Uniti interverrebbero quasi certamente. Teheran mobiliterebbe Hezbollah, milizie in Siria e Iraq, e cercherebbe il sostegno della Russia. Israele si muoverebbe con l’appoggio degli Stati Uniti e probabilmente di Egitto, Arabia Saudita e Emirati.

Infine, la Corea del Nord. Kim Jong-un prosegue nello sviluppo di armi nucleari e missili balistici. Un test sbagliato, un’incursione, o un attacco a Seul potrebbero scatenare la reazione americana. La Corea del Sud ha un’alleanza di ferro con Washington. Anche qui, la Cina potrebbe essere coinvolta, nel tentativo di evitare il collasso del regime nordcoreano.
I cinque inneschi più probabili
Una guerra mondiale non inizia solo con un’invasione. Può nascere da un errore di calcolo, come accadde nel 1914. Una collisione tra navi nel Mar Cinese Meridionale. Un missile fuori rotta. Un drone abbattuto. O anche un cyberattacco interpretato come offensiva deliberata. In un mondo armato e iperconnesso, basta una scintilla.
Secondo, c’è il rischio della provocazione voluta. Un attacco mirato a forzare la mano del nemico, o per ottenere un vantaggio diplomatico. Terzo, le cosiddette guerre ibride: sabotaggi, colpi sotto traccia, operazioni anonime. La soglia tra pace e guerra si abbassa. Quarto, l’escalation non contenuta di un conflitto locale: Ucraina, Gaza, Libano, Taiwan. Quinto, la competizione per risorse: energia, acqua, terre rare. Una crisi climatica potrebbe aggravare tutto.
Quali blocchi si formerebbero
Nel caso peggiore, il mondo si dividerebbe in due blocchi militari e commerciali. Da una parte gli Stati Uniti e i loro alleati: Europa (tramite la NATO), Giappone, Corea del Sud, Australia, Canada, forse India e alcuni Paesi arabi. Dall’altra la Cina, la Russia, l’Iran, la Corea del Nord,