
La morte del dottor Gabriele Molteni, 45 anni, primario di Otorinolaringoiatria e Audiologia al Policlinico Sant’Orsola di Bologna, ha scosso il mondo medico e accademico italiano. Stimato per le sue competenze cliniche e apprezzato per l’impegno mostrato nel corso della pandemia, Molteni è scomparso a causa di un tumore che lo aveva colpito un anno fa. La sua è una perdita definita “difficile da accettare” da molti colleghi e dirigenti sanitari, che in queste ore si stringono nel ricordo di un professionista esemplare.
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Chiara Gibertoni, direttrice generale del Sant’Orsola, ha espresso il proprio cordoglio sottolineando come la scomparsa prematura del medico rappresenti un colpo durissimo per l’intera comunità ospedaliera. A farle eco, Luca Baldino e Mattia Altini, direttori delle aziende sanitarie di Modena, che hanno affermato: «Mancherà a tutti». Emozionato anche il professor Livio Presutti, maestro e collega di Molteni, che ha ricordato come, dopo l’intervento chirurgico a cui si era sottoposto, il medico abbia voluto fortemente tornare in sala operatoria: «Lo ha fatto per passione, perché era bravissimo, perché era la cosa che più amava fare nella vita».
Le sue posizioni nette durante la pandemia
Durante i difficili mesi della pandemia da Covid-19, il dottor Molteni era stato una voce chiara e diretta a favore della campagna vaccinale. In più occasioni aveva preso posizione in maniera esplicita contro i no vax, attirando consensi ma anche molte critiche. Nel luglio del 2021, in un post sui social diventato virale, scriveva: «Chi ci tiene tanto a morire libero si consideri appunto libero di farlo. Isolato e sigillato in casa propria però, perché tutti gli altri devono essere liberi di non morire a causa di questi idioti». E ancora, in un altro intervento, aveva definito chi rifiutava il vaccino «un deficiente», aggiungendo che non esistevano alternative alla vaccinazione per uscire dalla crisi sanitaria globale.

Quelle parole, pronunciate nel contesto di un’emergenza mondiale, sono riemerse con violenza proprio nei giorni successivi alla sua morte, innescando una campagna di insulti e denigrazione da parte di gruppi no vax e utenti dei social.
La violenza verbale dopo la morte
A distanza di poche ore dall’annuncio della scomparsa, diversi commenti offensivi sono apparsi su social network e pagine vicine al mondo no vax. In particolare, la pagina Facebook “Libertatem Servare” ha pubblicato un post che recita: «Possiamo dirlo che della morte di Gabriele Molteni non ce ne frega nulla? Che esca di scena un odiatore seriale, un medico che pensa di disporre della vita e del corpo degli altri, non può che far bene al mondo intero. Caro Molteni, adesso puoi vaccinare in massa i dannati dell’inferno. Avrai lavoro per l’eternità». Una dichiarazione che ha aperto la strada a un’ondata di commenti irridenti, spesso pieni di odio.
Frasi come «Il karma lo ha travolto a 45 anni», «Dottore dei miei coglioni! Fuori dalle balle!» o «Chi non c’è fa spazio!» hanno invaso il post, in un crescendo di violenza che ha indignato molti utenti e colleghi del medico, i quali invece ne ricordano la competenza e il senso del dovere.
Un’eredità professionale e umana
Al di là delle polemiche postume, ciò che resta è il profilo di quello che secondo i colleghi era un medico appassionato e rigoroso, capace di unire una solida preparazione scientifica a un forte senso etico. Il suo impegno nel difendere la scienza medica e l’importanza della vaccinazione in un momento critico per il Paese, è stato il segno distintivo di una carriera vissuta al servizio della salute pubblica.

Gabriele Molteni, nonostante la malattia, aveva scelto di tornare in sala operatoria per fare ciò che amava di più: curare i pazienti. La sua è una testimonianza di professionalità e umanità, che oggi viene celebrata non solo all’interno delle mura del Sant’Orsola, ma da tutta quella parte della società che ha scelto di affidarsi alla scienza, alla medicina, e al valore dell’altruismo. Mentre il web si divide, la comunità medica e accademica lo saluta con rispetto e dolore. Gabriele Molteni lascia un vuoto difficile da colmare, ma anche un’eredità morale che resisterà alle offese e alla dimenticanza.