
La riapertura del caso Garlasco – l’omicidio di Chiara Poggi avvenuto nell’agosto 2007 – sta svelando sviluppi sorprendenti e intrecci inaspettati con l’inchiesta “Clean 2” di Pavia. Quest’ultima è un’indagine ambiziosa, avviata dal nuovo procuratore capo Fabio Napoleone, per far luce su presunte coperture e depistaggi nelle istituzioni locali. Proprio nell’ambito di Clean 2 è emerso che alcune figure chiave delle indagini originali sul delitto Poggi potrebbero aver agito in modo irregolare. Questo ha portato a riaprire il fascicolo sull’omicidio della giovane, concentrando i sospetti su Andrea Sempio, amico del fratello della vittima. In questo articolo ripercorriamo in ordine cronologico gli eventi salienti del caso, dalle prime indagini ai più recenti sviluppi giudiziari.
Agosto 2007: il delitto e i primi sospetti
Il 13 agosto 2007 Chiara Poggi, 26 anni, viene trovata senza vita nella sua casa di via Pascoli a Garlasco, in provincia di Pavia. A scoprire il cadavere, sulle scale che portano in taverna, è il fidanzato Alberto Stasi, allora 24enne. L’assenza di segni di effrazione fa pensare che Chiara abbia aperto la porta al suo assassino. Fin da subito, gli inquirenti si concentrano su Stasi, il cui comportamento e alcune incongruenze nel suo racconto sollevano dubbi.
Le impronte di scarpe e l’assenza di tracce di sangue sulle scale alimentano i sospetti. In particolare, il cosiddetto “gradino zero” – il primo della rampa – risulta completamente pulito, compatibile con l’ipotesi che l’assassino abbia spinto il corpo dall’alto senza scendere. Intorno, però, sono presenti impronte compatibili con scarpe numero 42, come quelle di Stasi. Tra gli elementi analizzati anche alcune impronte digitali: in particolare la “papillare 33”, trovata sulla parete destra della scala, e la traccia 97F, sulla parete sinistra. Entrambe risultano all’epoca non attribuite.
Il processo Stasi: assoluzione, condanna, Cassazione
Dopo un lungo iter giudiziario, Stasi viene assolto in primo grado (2009), ma condannato in appello a 24 anni (2011). La Cassazione annulla per vizi procedurali, ma nel secondo appello (2014) arriva una nuova condanna, stavolta a 16 anni, confermata dalla Suprema Corte nel 2015. La mancanza di sangue sui suoi vestiti e scarpe – nonostante il racconto di aver sceso due gradini per soccorrere Chiara – viene giudicata incompatibile con la scena del crimine. Alberto Stasi entra in carcere a Bollate, dove sconta la pena. Dal 2023 è in semilibertà.
2016: spunta Andrea Sempio
Nel 2016, un’analisi genetica commissionata dalla madre di Stasi rileva che una traccia di DNA maschile sotto le unghie della vittima è compatibile col cromosoma Y di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara e frequentatore della casa. La Procura iscrive Sempio nel registro degli indagati. Tuttavia, nel 2017, la sua posizione viene archiviata: secondo il PM Mario Venditti, il profilo genetico non è utilizzabile e non ci sono elementi per sostenere un’accusa.
L’inchiesta Clean 2 e le ombre sulle vecchie indagini
Nel 2022, con l’arrivo del nuovo procuratore Fabio Napoleone, nasce l’inchiesta Clean 2, che indaga su presunte irregolarità nella Procura pavese e nella polizia giudiziaria. Emergono elementi inquietanti: alcuni investigatori coinvolti nel caso Garlasco avrebbero pilotato o trascurato piste investigative. Tra questi, il maresciallo Antonio Scoppetta, oggi a processo, che nel 2017 condusse accertamenti su Sempio liquidandoli in tempi rapidissimi. Anche l’ex procuratore Venditti è coinvolto.
Alla luce di queste rivelazioni, la Procura decide di riaprire formalmente il caso Poggi. A fine 2024, la Cassazione autorizza la riapertura delle indagini e Andrea Sempio viene nuovamente indagato per omicidio volontario in concorso.
Le nuove prove: impronte, DNA, dinamica
Nel 2025 iniziano nuovi accertamenti scientifici. Gli esperti dattiloscopici attribuiscono con alta compatibilità la papillare 33 ad Andrea Sempio. Anche la traccia 97F risulta compatibile con la sua mano. Secondo la nuova ricostruzione, l’assassino avrebbe spinto Chiara senza scendere i gradini, poggiando le mani sui muri per affacciarsi e osservare la scena.
Nel frattempo, nuove analisi genetiche condotte in laboratori esteri confermerebbero la presenza del DNA di Sempio sotto le unghie della vittima. Si tratta di un dato che, se confermato, potrebbe dimostrare un contatto fisico diretto tra i due poco prima della morte. Le unghie della vittima, però, non sono più disponibili per ulteriori analisi, mentre l’intonaco con l’impronta “33” è andato perso.
Vengono riesaminati anche vecchi reperti, tra cui sacchi dell’immondizia e indumenti. Alcuni elementi, come un’impronta compatibile con una scarpa col tacco, aprono addirittura all’ipotesi di un possibile complice femminile. Ma si tratta, per ora, di speculazioni.
Gli scenari: due verità a confronto
L’indagine oggi si muove su un terreno delicato. Da una parte, una sentenza definitiva che riconosce Alberto Stasi come unico colpevole. Dall’altra, nuove prove che sembrano puntare su Andrea Sempio. Gli inquirenti ipotizzano anche che il delitto possa essere stato commesso a più mani, oppure da un altro autore del tutto diverso.
Sempio nega ogni coinvolgimento e definisce l’indagine un “incubo giudiziario”. I suoi avvocati parlano di “prove deboli e incerte” e contestano l’accusa in concorso come espediente per tenere aperto il fascicolo.
La famiglia Poggi, pur mantenendo un profilo basso, si è sempre affidata alla giustizia. Ma la riapertura delle indagini, a 18 anni di distanza, potrebbe segnare un punto di svolta epocale: o la conferma definitiva della colpevolezza di Stasi, o la rivelazione di un errore giudiziario storico. In attesa dei risultati delle nuove perizie, l’Italia osserva un caso che sembra non voler smettere di interrogare la verità.