
C’è una voce che per decenni ha tenuto compagnia a milioni di italiani, una presenza familiare nelle domeniche di calcio, nelle radiocronache che attraversavano stadi, emozioni e generazioni. Oggi quella voce è cambiata, spezzata non dalla vecchiaia ma da una malattia crudele. Una delle figure più amate del giornalismo sportivo italiano combatte da sei anni una sfida durissima: la sclerosi multipla progressiva. Un decorso lento, inesorabile, che ogni giorno sottrae qualcosa, ma non riesce a toccare lucidità, spirito e dignità.
“Ogni giorno è un giorno guadagnato”, dice con la serenità di chi ha accettato la nuova condizione ma non ha smesso di guardare avanti. Lontano dai microfoni e dalle tribune stampa, vive ora il suo tempo tra letture, musica e affetto familiare. La voce è ancora quella, ma il corpo non risponde più. Dal terzo paragrafo, il volto dietro quella voce si rivela.
A raccontare la propria malattia è Emanuele Dotto, storico radiocronista Rai, voce simbolo di Tutto il calcio minuto per minuto. A sei anni dalla pensione, è arrivata la diagnosi che ha stravolto la sua quotidianità: “Un mese dopo mi è stata diagnosticata la sclerosi multipla progressiva. Avevo 67 anni e sei mesi”. Oggi Dotto ha 73 anni e vive a Genova, dove affronta la malattia con il sostegno della moglie Marina e della figlia Emanuela: “Senza di loro non ce la farei. Il corpo va dove vuole, la mente e la memoria, per fortuna, no”.
Il giornalista ha raccontato la sua nuova vita in un’intervista a La Repubblica, descrivendo giornate trascorse in carrozzina, tra libri, musica e riflessioni: “Sopravvivo. Ho avuto molto, e molto mi è stato tolto, ma nel cambio ci guadagno”. Le sue parole sono attraversate da una malinconia dignitosa e mai patetica, tipica di chi è abituato a osservare la vita con profondità e ironia.

Dotto ha iniziato la carriera nel giornalismo scritto, collaborando nel 1976 con il Corriere Mercantile di Genova. Proprio in quegli anni si è trovato testimone di uno dei fatti di cronaca più drammatici del tempo: l’omicidio del giudice Francesco Coco da parte delle Brigate Rosse. Ma è con la radio che la sua voce è diventata iconica.
Entrato in Rai nel 1980, Dotto ha attraversato quasi quattro decenni di sport, raccontando non solo calcio ma anche Formula Uno, Olimpiadi, Tour de France e Giri d’Italia. Con il suo timbro caldo e riconoscibile ha raccontato partite del Genoa e della Sampdoria, firmando un pezzo di storia della radio italiana. “Ho visto, ho guardato, ho raccontato, mi sono divertito”, ha detto ripensando alla sua carriera.
Tra i suoi maestri, ricorda con affetto figure leggendarie del giornalismo sportivo come Roberto Bortoluzzi, Massimo De Luca ed Enrico Ameri. Di ognuno conserva un insegnamento, uno stile, un aneddoto. Ma soprattutto il rispetto per un mestiere fatto di precisione, passione e responsabilità.
Oggi Emanuele Dotto vive la sua battaglia con la stessa compostezza con cui ha raccontato mille partite. La sclerosi multipla progressiva non gli ha tolto la lucidità, né la sua profonda umanità. La sua voce, anche ora che non è più in onda, continua a dire qualcosa a chi l’ha ascoltata per anni: che si può affrontare il dolore senza smettere di essere se stessi.