
Il tema delle scorie nucleari in Italia è tornato con urgenza al centro del dibattito politico e istituzionale. Come ha dichiarato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin in audizione alla Camera, il problema della gestione dei rifiuti radioattivi non è più rinviabile e richiede una strategia chiara, condivisa e strutturata. Non si tratta solo della scelta del sito del futuro deposito, ma di una necessità legata al decommissioning degli impianti nucleari dismessi e alla gestione quotidiana di materiali radioattivi prodotti da attività industriali, mediche e di ricerca.
L’approvazione della Carta Nazionale delle Aree Idonee (Cnai) ha segnato un passaggio fondamentale. Da ora in avanti il procedimento di localizzazione del Deposito Nazionale per i rifiuti a bassa e molto bassa intensità procederà attraverso l’apertura a manifestazioni d’interesse da parte di Regioni ed enti locali. Qualora manchino candidature volontarie o non si raggiunga un accordo, il governo potrà ricorrere a Comitati interistituzionali Stato-Regioni per cercare un’intesa, fino all’intervento diretto della Conferenza Unificata.
In caso di mancata intesa anche con questi strumenti di confronto, la scelta finale sarà affidata a un decreto del Presidente della Repubblica, deliberato dal Consiglio dei Ministri con la partecipazione del presidente della Regione interessata. Il ministro Pichetto ha sottolineato che si tratta di una procedura articolata, costruita su più livelli di confronto con i territori, per garantire un percorso il più possibile partecipato e condiviso.

Secondo le previsioni più aggiornate fornite da Sogin, il rilascio dell’autorizzazione unica per il deposito nazionale potrebbe arrivare nel 2029, mentre la messa in esercizio è prevista per il 2039. Il sito sarà destinato a ospitare in via definitiva i rifiuti radioattivi a bassa e molto bassa attività. Contestualmente, sarà necessaria l’individuazione di una struttura temporanea (CSA) per i rifiuti ad alta e media attività, in attesa di soluzioni definitive a livello internazionale o nazionale, come un deposito geologico profondo.
Su quest’ultimo fronte, Pichetto ha indicato il 2050 come possibile data di partenza per i primi studi e qualificazioni geologiche per un deposito nazionale. Resta ancora da decidere se sarà unica la struttura o se si andrà verso una differenziazione tra depositi per rifiuti ad alta e bassa intensità, con impatti rilevanti sui costi e sulla sicurezza. Il ministro ha sottolineato che esistono circa 100 micrositi, compresi ospedali, dove oggi sono stoccati temporaneamente materiali a bassissima intensità, spesso con tempi di decadimento brevissimi, anche solo di 15 giorni.
«Non ha senso caricare questi rifiuti su un camion per spostarli lontano, se la radioattività scompare in poco più di due settimane», ha aggiunto Pichetto, evidenziando l’assurdità logistica di una gestione non razionalizzata. Dopo la pubblicazione, a dicembre 2023, delle 51 aree potenzialmente idonee, è in corso la Valutazione Ambientale Strategica (VAS). Al termine di questo processo, la Carta sarà aggiornata e approvata con un decreto del MASE, di concerto con il Ministero delle Infrastrutture.
L’intera procedura continuerà quindi attraverso fasi successive di consultazione e confronto con le comunità locali. Solo in assenza di un’intesa definitiva sarà lo Stato a decidere in via unilaterale. Ma il messaggio del ministro è chiaro: la questione delle scorie nucleari non può più essere rinviata. Serve una scelta strategica, capace di garantire sicurezza, trasparenza e sostenibilità, nel rispetto della volontà dei territori.