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“Mi devi aiutare”. Filippo uccide la madre a colpi di accetta: quelle parole dopo l’orrore

Pubblicato: 25/06/2025 09:06

“Non abbandonarmi, aiutami.” È il grido disperato che Filippo Manni, il 21enne che ha confessato di aver ucciso la madre Teresa Sommario, avrebbe rivolto al padre durante un colloquio in carcere. Secondo quanto emerso, il giovane avrebbe avuto un crollo emotivo, chiedendo sostegno psicologico e di potersi curare.

Durante l’incontro con il padre, Manni avrebbe espresso anche il desiderio di incontrare i suoi fratelli gemelli, uno dei quali era presente in casa al momento della tragedia e avrebbe tentato invano di salvare la madre dopo il colpo d’accetta. Tra le richieste rivolte al padre, anche quella di avere dei quaderni per poter scrivere.

Nel frattempo, l’avvocato Francesco Fasano, difensore del giovane, è al lavoro per richiedere una perizia psichiatrica. In un’intervista a Fanpage.it, il legale ha spiegato che si stanno cercando dei consulenti specializzati per accertare le condizioni di salute mentale dell’indagato e verificare se vi siano stati disturbi psichici all’origine del gesto.

Secondo il legale, il tempo trascorso dal giorno del delitto sta aumentando la consapevolezza di Filippo rispetto a quanto accaduto, il che rende necessaria una sorveglianza costante in ambiente protetto. Manni attualmente si trova in infermeria nel carcere di Lecce, dove è sottoposto a trattamento psicologico, psichiatrico e farmacologico con la somministrazione di calmanti.

L’arresto è stato convalidato nei giorni scorsi dalla giudice Valeria Fedele, che ha sottolineato nel suo provvedimento la freddezza dell’omicida. La magistrata ha evidenziato come l’indagato, nonostante la gravità dell’atto, non abbia mostrato segni di pentimento, tentando invece di giustificare il gesto con motivazioni ritenute pretestuose e sproporzionate.

Il quadro tracciato dalla giudice contrasta fortemente con l’immagine emersa dal recente crollo in carcere. Un episodio che alimenta il dibattito sulla necessità di approfondire le condizioni psicologiche del giovane al momento dell’omicidio, avvenuto in un contesto familiare ancora in fase di ricostruzione.

La famiglia è sotto shock, e la richiesta di Filippo di rivedere i fratelli apre nuovi interrogativi sulle dinamiche familiari e sull’eventuale impatto psicologico della vicenda su tutti i componenti. Resta alta la tensione anche sul piano legale, in attesa dell’esito delle valutazioni cliniche.

Il caso ha colpito profondamente l’opinione pubblica, non solo per l’efferatezza del gesto, ma per la complessità psicologica e affettiva che sembra emergere ora, a distanza di giorni. Saranno le prossime settimane a chiarire se Filippo Manni fosse pienamente capace di intendere e volere o se dietro il crimine si celasse un disagio più profondo.

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