
L’Aja – “Dipende dalla definizione”. Con queste parole ambigue e affilate, Donald Trump ha sganciato una nuova bomba diplomatica proprio mentre sorvolava l’Atlantico diretto al vertice Nato nei Paesi Bassi. Parlando dell’Articolo 5, cioè la clausola della difesa collettiva, ha lasciato intendere che gli Stati Uniti potrebbero non intervenire a difesa di un alleato aggredito. Una dichiarazione che scuote le fondamenta dell’Alleanza Atlantica e fa tremare soprattutto l’Europa.
Alla cena ufficiale che ha aperto il summit dell’Aja, l’atmosfera è apparsa tesa, quasi surreale. I commensali, raccontano fonti presenti, si sono ritrovati di fronte a un Trump imprevedibile, capace di alternare i sorrisi alla minaccia più pesante: non è affatto scontato che l’America risponda a un’aggressione russa. E anzi, proprio il rapporto con Mosca è tornato protagonista, con il presidente Usa che ha rivelato: “Putin mi ha chiamato per offrirmi aiuto sull’Iran. Gli ho risposto che non ne avevo bisogno, era lui ad aver bisogno di me”.

“La Spagna è un problema”, Trump attacca gli alleati riottosi
Al vertice si discute anche di spese militari, e su questo punto Trump è tornato a punzecchiare gli alleati più riluttanti. Il premier spagnolo Pedro Sanchez è finito nel mirino per il suo rifiuto di portare al 5% del Pil il budget per la difesa: “La Spagna è un problema”, ha dichiarato secco Trump, accusandolo di essere ingiusto verso gli altri paesi. Il tono è stato quello del commissario che valuta i conti degli altri, più che del partner che lavora in squadra.
A rendere il tutto ancora più esplosivo, il gesto che ha infranto ogni regola diplomatica: Trump ha reso pubblico un messaggio riservato del segretario generale della Nato, Mark Rutte, nel quale il premier olandese si congratula con lui per l’azione in Iran e sottolinea che “l’Europa pagherà”, riconoscendogli una vittoria storica. “Hai ottenuto qualcosa che nessun altro presidente americano era riuscito a ottenere”, scrive Rutte secondo la versione diffusa da Trump. Una mossa che ha imbarazzato la diplomazia e lasciato molti senza parole.
“Mi piacerebbe un accordo con la Russia”, gelo anche su Kiev
Come se non bastasse, anche sul fronte ucraino Trump ha continuato a seminare ambiguità. Alla vigilia dell’incontro con Volodymyr Zelensky, il presidente Usa ha evitato di promettere una censura formale all’aggressione russa, come richiesto da Kiev e dagli alleati baltici. “Devo darci un’occhiata”, ha detto, aggiungendo che “mi piacerebbe vedere un accordo con la Russia” perché “questa guerra non sarebbe mai cominciata se fossi stato presidente”.

Parole che contrastano nettamente con il messaggio del padrone di casa Mark Rutte, che insiste sulla necessità di inserire “parole forti sul sostegno all’Ucraina” nel documento finale del vertice. E soprattutto che ribadisce l’allarme strategico: “La Russia tenterà qualcosa contro di noi entro 3-7 anni”, ha detto, motivando così la richiesta di spese più alte e più coordinate in ambito difensivo.
Una Nato divisa, un’Europa esposta
Il vertice dell’Aja si apre dunque sotto una cappa di incertezza. L’Alleanza atlantica sembra più fragile che mai, prigioniera delle ambiguità americane e delle divisioni interne. La sensazione che serpeggia tra i diplomatici europei è che la pax americana sul continente non sia più garantita, e che l’autonomia strategica europea non sia più rinviabile. Ma tra chi parla di “dormire sotto l’ombrello Usa” e chi teme un “abbandono programmato”, una sola cosa è chiara: le parole di Trump hanno rotto il silenzio. E forse anche un patto non scritto.