
Cresce il clima di tensione attorno a Sigfrido Ranucci e al futuro di Report, storica trasmissione di giornalismo d’inchiesta della Rai. Il conduttore ha annunciato pubblicamente di aver ricevuto un provvedimento disciplinare, mentre Viale Mazzini replica parlando semplicemente di un richiamo alle regole aziendali. La polemica, tuttavia, si infiamma, con prese di posizione politiche e accuse di pressioni sulla libertà di stampa.
Leggi anche: Rai, disfatta totale: 6 programmi a rischio chiusura. Ecco quali
La denuncia social di Sigfrido Ranucci
“Dopo 27 anni ho vinto un provvedimento disciplinare”: con queste parole, Sigfrido Ranucci ha aperto un lungo post sui propri canali social per raccontare l’incontro avuto con il suo direttore, Paolo Corsini. Il giornalista racconta di essersi presentato all’appuntamento sperando in rassicurazioni sul futuro di Report, in particolare sulla salvaguardia delle puntate non ancora trasmesse e sui compensi del team. Invece, sostiene di essersi trovato davanti a un atto disciplinare firmato dall’amministratore delegato Giampaolo Rossi e dal direttore delle Risorse Umane Felice Ventura.
Secondo quanto riferito da Ranucci, le contestazioni riguarderebbero alcune presunte violazioni del regolamento aziendale, tra cui la partecipazione non autorizzata alla trasmissione Otto e mezzo su La7, la presentazione del proprio libro a Mestre, alcune dichiarazioni pubbliche sulla libertà di stampa e una telefonata in diretta a Piazza Pulita, in difesa di Report e del collega Giorgio Mottola.
La versione della Rai: nessuna sanzione, solo un richiamo
La risposta di Viale Mazzini non si è fatta attendere. Con una nota ufficiale, la Rai ha precisato che non è stato avviato alcun procedimento disciplinare nei confronti del conduttore. “Al vicedirettore ad personam Ranucci – si legge nella nota – sono state semplicemente ricordate le vigenti regole aziendali in materia di rapporti con gli organi di informazione, valide per tutti i dipendenti e collaboratori Rai”.

Secondo la direzione aziendale, la lettera recapitata a Ranucci sarebbe da intendersi come un invito a mantenere attenzione al rispetto delle normative interne, senza alcun carattere sanzionatorio. Una versione che però, agli occhi del diretto interessato e di diversi osservatori politici, appare poco convincente.
Reazioni politiche e accuse di intimidazione
Il caso ha immediatamente travalicato il confine aziendale, approdando nella commissione parlamentare di Vigilanza Rai. I componenti democratici della commissione hanno parlato di un “atto grave nei confronti di chi fa giornalismo d’inchiesta nel servizio pubblico” e hanno annunciato che porteranno l’episodio all’attenzione della commissione stessa, chiedendo un chiarimento formale all’azienda.
“Anche questo intervento – sottolineano – si inserisce in un clima di pressione crescente che colpisce da tempo diverse trasmissioni di approfondimento della Rai. Un segnale allarmante, soprattutto a poche settimane dall’entrata in vigore del Media Freedom Act, che impone all’Italia di garantire un servizio pubblico radiotelevisivo indipendente dalla politica”.
DOPO 27 ANNI DI RAI HO VINTO UN PROCEDIMENTO DISCIPLINARE
— Sigfrido Ranucci (@SigfridoRanucci) June 25, 2025
Convocato dal mio direttore Corsini, pensavo mi rassicurasse sul fatto che le puntate di Report non verranno tagliate e i compensi della mia squadra fossero salvi, anche solo per gratitudine per la qualità del lavoro pic.twitter.com/0xmTiaWA4h
Solidarietà a Ranucci è giunta anche da parte degli esponenti del Movimento 5 Stelle in commissione, che definiscono la lettera ricevuta dal giornalista come “una ramanzina da preside a uno scolaretto” più che un confronto professionale. Per il M5S, si tratta di una “forma maldestra di intimidazione”, che arriva proprio mentre Ranucci e altri giornalisti Rai si battono contro pesanti tagli al budget dei programmi d’inchiesta.
Report, Qualitel e il futuro incerto del giornalismo d’inchiesta
Il paradosso segnalato da Ranucci è che tutto ciò avviene nel momento in cui il programma Report risulta, secondo l’indice Qualitel, come il più apprezzato dal pubblico tra i programmi di informazione della Rai. Il sondaggio ufficiale, previsto dal contratto di servizio pubblico, segnala una fiducia alta da parte dei telespettatori nei confronti della trasmissione e del suo conduttore.
Il contrasto tra il riconoscimento della qualità del lavoro e le presunte sanzioni aziendali si inserisce in un contesto più ampio, in cui la libertà editoriale all’interno del servizio pubblico sembra sempre più sotto pressione. La vicenda pone interrogativi sul rapporto tra l’azienda e chi, all’interno, si occupa di inchieste scomode e di contenuti che spesso toccano poteri forti.
In attesa di eventuali chiarimenti ufficiali da parte della Rai, resta l’amarezza espressa da Ranucci, che si aspettava un segnale di gratitudine per il lavoro svolto, e invece si è trovato davanti una comunicazione formale dai toni percepiti come punitivi. Il dibattito è aperto, e non riguarda solo la sorte di una trasmissione, ma il ruolo stesso del giornalismo investigativo nel servizio pubblico.