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Airbag esplode e uccide una donna, scatta il maxi richiamo per 2,5 milioni di auto

Pubblicato: 26/06/2025 10:49
Airbag esplode uccide donna Francia

Un nuovo caso mortale ha riportato all’attenzione pubblica uno dei più gravi scandali della sicurezza automobilistica globale: quello degli airbag difettosi Takata. In Francia, le autorità hanno annunciato un massiccio richiamo obbligatorio che coinvolge milioni di veicoli, dopo la morte di una donna colpita da schegge metalliche a seguito dell’esplosione del dispositivo salvavita. La vittima, una madre di 37 anni residente a Reims, è deceduta a inizio giugno dopo un incidente stradale che ha innescato l’airbag difettoso. Le conseguenze sono state fatali: il dispositivo ha lanciato frammenti metallici all’interno dell’abitacolo.
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Quello di Reims è solo l’ultimo episodio di una lunga catena di incidenti legati agli airbag Takata, prodotti dal colosso giapponese fallito otto anni fa. L’azienda aveva venduto dispositivi a quasi tutte le principali case automobilistiche del mondo, ma i problemi sono emersi solo con il tempo, portando a richiami di massa e a una serie crescente di decessi.

L’ordine del governo francese: “Stop drive” immediato

Martedì 24 giugno, il ministro dei Trasporti Philippe Tabarot ha firmato un provvedimento d’urgenza per il richiamo immediato di tutte le auto dotate di airbag Takata, estendendo la misura a Francia continentale, Corsica e territori d’oltremare. La decisione, senza precedenti per portata e urgenza, riguarda tutti i veicoli – indipendentemente dal marchio – immatricolati prima del 2011 e potenzialmente dotati di dispositivi difettosi.

Secondo le stime fornite dal ministero e basate sui dati delle case automobilistiche, il totale dei veicoli coinvolti ammonta a 2,5 milioni. Di questi, 1,7 milioni rientrano nella categoria più a rischio, soggetti all’ordine “stop drive”: un fermo immediato dell’utilizzo, a cui dovrà seguire la sostituzione dell’airbag prima di poter tornare su strada.

Il governo francese ha sottolineato l’importanza di fornire veicoli sostitutivi gratuiti a tutti i cittadini coinvolti. “Questa decisione dovrebbe inviare un messaggio chiaro e fermo ai produttori – ha dichiarato Tabarot – e allo stesso tempo incoraggiare i proprietari a far controllare i propri veicoli il prima possibile”.

Il caso Citroën e la reazione di Stellantis

Il primo richiamo formale era arrivato da Citroën, che aveva chiesto il blocco immediato per i modelli C3 e DS3 ancora equipaggiati con airbag Takata in Europa, a prescindere dall’anno di produzione. A seguire, anche Stellantis, gruppo automobilistico che produce entrambi i modelli, ha comunicato di essere “impegnata ad agire rapidamente e con la massima trasparenza”, promettendo supporto completo ai clienti interessati.

un airbag nell'auto

Il nodo principale resta però la pericolosità intrinseca del meccanismo di attivazione degli airbag Takata. Il sistema si basa sull’uso del nitrato di ammonio, una sostanza altamente volatile. Quando la capsula che lo contiene si deteriora – soprattutto in presenza di caldo e umidità – l’esplosione può diventare incontrollata, trasformando il dispositivo in una vera e propria bomba a frammentazione all’interno dell’abitacolo.

Le vittime e la pressione legale: “Il ritmo degli incidenti sta accelerando”

Secondo le stime più recenti, gli airbag Takata avrebbero già provocato almeno 35 decessi nel mondo e causato il richiamo di oltre 100 milioni di veicoli in numerosi Paesi. Mentre lo scandalo è partito dagli Stati Uniti, i primi casi europei sono emersi soltanto negli ultimi due anni, con un’accelerazione preoccupante del numero di vittime.

Proprio martedì scorso, familiari delle vittime e avvocati si sono riuniti a Parigi per discutere di un possibile ricorso legale collettivo. Tra i più attivi, l’avvocato Charles-Henri Coppet, che ha lanciato un allarme preciso: “Il ritmo degli incidenti sta accelerando. Da gennaio 2025 si è verificato un decesso ogni due mesi. È urgente costringere i produttori a effettuare i richiami e assicurarsi che vengano eseguiti correttamente, altrimenti ci saranno più morti”.

Un precedente che riscrive le regole della sicurezza

Il caso francese potrebbe rappresentare un precedente legale e politico importante. Mentre il richiamo interessa milioni di automobilisti, cresce anche l’attenzione su come i produttori automobilistici abbiano gestito la questione negli anni passati. Nonostante la consapevolezza del problema, molti richiami sono stati effettuati in ritardo o in maniera poco trasparente, lasciando migliaia di veicoli in circolazione con dispositivi potenzialmente letali.

Con l’intervento del governo e l’inizio di un’azione legale collettiva, la Francia si posiziona ora tra i Paesi più attivi nella lotta per la sicurezza stradale legata agli airbag difettosi. Un segnale forte, che potrebbe estendersi anche ad altri Stati europei ancora privi di misure drastiche su un problema tanto noto quanto irrisolto.

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