
È stato condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusione il 22enne Fares Bouzidi, accusato di resistenza a pubblico ufficiale per l’inseguimento in scooter costato la vita al 19enne Ramy Elgaml, suo amico, deceduto a Milano lo scorso anno. La decisione è stata presa dal gup di Milano al termine del processo con rito abbreviato, accogliendo le richieste della pubblica accusa.
La vicenda ha scosso profondamente la comunità milanese. Era la notte in cui Ramy, egiziano di 19 anni, morì cadendo dallo scooter dopo un inseguimento da parte dei carabinieri. A guidare il mezzo c’era proprio Fares, che secondo la Procura aveva ignorato l’alt dei militari, scegliendo di fuggire a tutta velocità.
Sei carabinieri risarciti per danno morale
Nel dispositivo della sentenza, il giudice Fabrizio Filice ha disposto anche un risarcimento di 2.000 euro a favore di ciascuno dei sei carabinieri che si erano costituiti parte civile, riconoscendo il danno morale subito. Gli avvocati dei militari, tra cui Paolo Sevesi e Arianna Dutto, avevano chiesto un risarcimento “in via equitativa”, senza indicare una cifra precisa.
Confiscati 850 euro e una catenina
Durante le indagini, i carabinieri avevano trovato nel borsello di Fares una somma di 850 euro in contanti e una catenina, ritenuti potenzialmente legati ad attività illecite. Il giudice ne ha ordinato la confisca, accogliendo anche in questo caso la richiesta della Procura, rappresentata dai pm Giancarla Serafini e Marco Cirigliano, sotto la direzione del procuratore Marcello Viola.
Il legale dell’imputato: “Sentenza deludente, impugneremo”
Dopo la lettura del verdetto, l’avvocato Marco Romagnoli, difensore di Bouzidi, ha commentato con amarezza:
“Fares sapeva che la condanna era possibile e che comunque la condotta assunta era scorretta e andava punita, ma questa sentenza ci delude. È una pena troppo elevata rispetto alla realtà dei fatti contestati”.
Il legale ha annunciato che verrà presentato ricorso in appello non appena saranno depositate le motivazioni della sentenza.
La morte di Ramy Elgaml continua a pesare come un macigno. E mentre il processo a carico del giovane sopravvissuto si chiude con una condanna, restano ancora forti interrogativi sull’intera dinamica dell’inseguimento e sulle responsabilità dei vari soggetti coinvolti.