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Operazione non invasiva, poi l’incubo: bimba muore per un errore, Amelia aveva solo 6 anni

Pubblicato: 26/06/2025 11:52

Alcune tragedie non trovano spiegazioni semplici. Quando la perdita colpisce in modo così improvviso e crudele, lasciando dietro di sé solo domande, la reazione più umana è cercare un senso nel dolore. Ma ci sono casi in cui la risposta arriva trasformandosi in azione concreta, affinché ciò che è accaduto non si ripeta mai più.

È così che un dramma personale si è trasformato in una promessa di cambiamento. Una nuova iniziativa nata da una profonda ferita si propone di modificare per sempre il modo in cui viene affrontata una delicata procedura medica.

Un nome che diventa protocollo: la storia di Amelia

Amelia, conosciuta da tutti come Millie, aveva solo sei anni quando è stata sottoposta a una biopsia al midollo osseo presso l’ospedale Addenbrookes di Cambridge, nel Regno Unito. La bambina era stata ricoverata con sospetta pancitopenia, una grave condizione ematologica. Durante la procedura, avvenuta il 16 giugno 2022, l’ago utilizzato ha lesionato un vaso interno, provocando una emorragia massiva.

Come emerso dall’indagine condotta dalla coroner Elizabeth Gray, l’operazione si è trasformata in un incubo nel giro di pochi secondi. Il medico che eseguiva la biopsia aveva notato la fuoriuscita di sangue, ma un consulente presente lo aveva rassicurato. Purtroppo, poco dopo, il cuore della bambina ha cessato di battere. I tentativi di rianimazione in sala operatoria sono risultati vani.

“Millie’s Method”: la svolta dopo il dolore

La vicenda ha portato alla luce l’assenza di un protocollo nazionale per una procedura tanto delicata. Un vuoto normativo che, secondo la coroner, ha contribuito in maniera determinante al tragico esito. Da qui la decisione della British Society for Haematology di sviluppare un nuovo standard operativo, chiamato proprio “Millie’s Method”, in omaggio alla piccola.

Il metodo sarà composto da linee guida univoche e aggiornate, un registro nazionale delle complicazioni e nuovi criteri di formazione per il personale sanitario. Non solo un insieme di regole, ma anche un simbolo: quello di una bambina che non c’è più, ma che potrà salvare altre vite.

Con grande dignità, Matt, il padre di Amelia, ha ricordato: «Non potremo mai riavere nostra figlia, ma ora il suo nome rappresenterà un punto di svolta. Nessun genitore dovrebbe vivere quello che abbiamo vissuto noi».

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