
Il caso di Liliana Resinovich, la 63enne scomparsa il 14 dicembre 2021 e ritrovata senza vita il 5 gennaio 2022, continua a tingersi di nuove, inquietanti sfumature.
Al centro dell’attenzione si staglia ora una lettera d’amore, inviata via email da Liliana a Claudio Sterpin, l’86enne “amico speciale” della donna, dieci giorni prima della sua sparizione. Un testo che, riletto alla luce dei tragici eventi, assume i contorni di un presagio, una sorta di estremo, disperato messaggio.

Il contenuto della lettera scritta da Liliana Resinovich per Sterpin
“Quando non mi vedrai e non ci sarò più, tu cercami. Chiudi gli occhi e cercami tra i tuoi ricordi.” Parole che pesano come macigni, scritte di pugno da Liliana e allegate come foto a quella email datata 14 dicembre 2021. Claudio Sterpin, sentito in sede di incidente probatorio, ha confessato di non aver dato il giusto peso a quelle frasi, liquidandole come una semplice espressione d’affetto. “Non credevo avesse particolare importanza, all’epoca non la vidi come un annuncio di qualcosa,” ha dichiarato. Un’ammissione che oggi suona come un amaro rimpianto, considerando ciò che sarebbe accaduto di lì a pochi giorni. La lettera, la cui esistenza è stata segnalata agli inquirenti solo di recente, non è stata oggetto di ulteriori accertamenti durante l’incidente probatorio, un dettaglio che solleva interrogativi sulla completezza delle indagini.
Sterpin, tuttavia, ha chiarito un punto cruciale: la firma “tua Lilly” in calce alla lettera non era l’originale. L’86enne ha spiegato di aver ricopiato lui stesso il testo al computer dopo la scomparsa di Liliana, in un periodo di grande confusione e dolore, aggiungendo quella firma per conservare un ricordo tangibile. L’originale, ha affermato, è ancora presente nel suo computer, sebbene debba ritrovarlo. Questo elemento, pur non alterando la sostanza del messaggio, aggiunge un tassello alla complessità della vicenda, evidenziando il turbamento emotivo di Sterpin nel periodo immediatamente successivo alla sparizione di Liliana.
Secondo l’86enne, Liliana “avesse paura di qualcosa, che temesse qualche avvenimento”. Una sensazione, più che una certezza, che però si allinea con l’aura di mistero che circonda la scomparsa della donna. Nonostante la natura premonitoria della missiva, lo scambio di messaggi tra Liliana e Sterpin è proseguito nei giorni successivi come se nulla fosse, un apparente segno di normalità che stride con il contenuto inquietante della lettera. Questo potrebbe suggerire che Liliana, pur avvertendo un pericolo, non ne avesse la piena consapevolezza o fosse impossibilitata a esprimerlo più chiaramente.
L’ombra del marito e il movente economico
Il principale indagato per la morte di Liliana Resinovich è il marito, Sebastiano Visintin. Sterpin non esita a puntare il dito contro di lui, sebbene con una precisazione: “Io credo che Visintin sia il responsabile diretto della fine di Liliana. Io non ho mai pensato che sia stato Sebastiano con le sue mani, ma sono certo che lui sa cosa è successo. Per me è tranquillo per questo motivo, perché ha le prove di non c’entrare niente.” Una dichiarazione forte, che suggerisce una presunta complicità o conoscenza degli eventi da parte di Visintin, il quale, secondo Sterpin, si sarebbe avvalso di “manovalanza, sicuro. Probabilmente pagata.”
Il movente, secondo la tesi di Sterpin e del fratello di Liliana, sarebbe di natura economica. Liliana avrebbe manifestato al marito l’intenzione di andare a vivere con l’86enne, un proposito che avrebbe minato la stabilità finanziaria di Visintin, incapace, a detta di Sterpin, di far fronte alle spese senza il contributo economico della moglie. Una motivazione che, se confermata, delineerebbe un quadro di profondo disagio e opportunismo.
Dal canto suo, Sebastiano Visintin ha sempre respinto ogni accusa, sostenendo di vivere un dramma personale. Una posizione che Sterpin liquida con fermezza: “a me non interessa quello che sostiene, son valutazioni della Procura.” L’86enne nutre forti dubbi sulla versione ufficiale della scomparsa, contestando l’idea che Liliana sia uscita di casa il giorno della sua sparizione e mettendo in discussione l’identità della donna inquadrata dalle telecamere di sorveglianza. “Per me, se quella era davvero lei, è salita in auto con qualcuno ed è stata assassinata,” ha affermato, delineando uno scenario che ipotizza un rapimento seguito dall’omicidio.

L’ultima chiamata
Sterpin ha descritto una routine consolidata tra lui e Liliana, una frequentazione assidua che si svolgeva con la tacita approvazione di Visintin. “Gli ultimi tempi della loro convivenza, Sebastiano se ne fregava ampiamente del fatto che lei venisse da me. L’importante è che lei tornasse a casa. Era un modus operandi portato avanti per anni.” Questo dettaglio è fondamentale per comprendere le dinamiche relazionali all’interno del triangolo.
L’ultima conversazione telefonica tra Liliana e Sterpin, avvenuta alle 8.20 del giorno della scomparsa, non avrebbe rivelato nulla di anomalo. “Fino alle 8.20 lei era tranquillissima. Al telefono non mi ha detto nulla di strano.” Un elemento che contrasta con la tesi di una fuga volontaria o di un disagio immediatamente precedente alla sparizione. Il ritrovamento dei telefoni di Liliana in casa, un’anomalia rispetto alle sue abitudini di avvisare Sterpin in caso di imprevisti, rafforza i dubbi sulla spontaneità della sua assenza.