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“Sinner rischia grosso”. Cosa può succedere a Wimbledon: allarme per il campione

Pubblicato: 26/06/2025 14:46
sinner wimbledon

L’imminente esordio di Jannik Sinner sull’erba di Wimbledon quest’anno assume un significato particolare. Dopo l’infortunio all’anca subito a Madrid lo scorso maggio, che compromise la sua preparazione e lo portò alla sconfitta contro Daniil Medvedev nei quarti di Wimbledon 2024, il numero uno del mondo ha ora l’opportunità di affinare la sua transizione sulla superficie più rapida.

Questo periodo di preparazione ottimale è cruciale, poiché il passaggio da una superficie all’altra nel tennis non è una mera questione tecnica, ma un fattore determinante per la performance e, soprattutto, per la prevenzione degli infortuni.

Sinner, rischio infortunio a Wimbledon? Parla l’esperto

Il dottor Andrea Bernetti, medico fisiatra e segretario generale della SIMFER (Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa), nonché professore ordinario di Medicina Fisica e Riabilitativa all’Università del Salento, ha delineato per Adnkronos Salute un quadro esaustivo dell’impatto del cambio di superficie sugli atleti. Le diverse superfici non solo alterano lo stile di gioco, la velocità della palla e la sua risposta, ma esercitano anche forze biomeccaniche differenti sul corpo del giocatore, rendendolo vulnerabile a specifici tipi di infortuni. L’incidenza degli infortuni nel tennis varia significativamente, da 0,04 a 3,0 infortuni ogni 1.000 ore di gioco, una forbice ampia che sottolinea la complessità del fenomeno.

Analizzando il torneo di Wimbledon, in particolare nel periodo tra il 2003 e il 2012 (subito dopo il cambiamento dell’erba dei campi), il tasso complessivo di infortuni ha raggiunto un preoccupante 20,7 per 1.000 set giocati. Le statistiche rivelano una maggiore vulnerabilità tra le donne (23,4 infortuni per 1.000) rispetto agli uomini (17,7 per 1.000). È interessante notare come il 39% degli infortuni fossero nuove lesioni acute, mentre un significativo 61% rappresentava riacutizzazioni di problematiche pregresse, evidenziando l’importanza di una gestione attenta e prolungata delle condizioni fisiche degli atleti.

I rischi dell’erba di Wimbledon

L’erba è universalmente riconosciuta come la superficie più veloce, caratterizzata da un rimbalzo della palla basso e una durata del punto più breve. I giocatori sono costretti a raggiungere la palla con maggiore rapidità e a gestire la potenziale scivolosità del campo. Questo ambiente dinamico predispone a infortuni specifici. Il dottor Bernetti sottolinea come siano comuni le lesioni muscolari, in particolare a livello dei quadricipiti e degli ischiocrurali, spesso causate da eccessivi allungamenti dovuti a scivolamenti improvvisi. Inoltre, i movimenti in estensione per raggiungere la palla possono sollecitare eccessivamente il rachide lombare, portando a dolori e lesioni. Traumi alla caviglia, derivanti da scivolamenti e arresti bruschi sulla linea di fondo, sono anch’essi frequenti su questa superficie.

Il cambiamento nella composizione dell’erba di Wimbledon è un fattore cruciale nella comprensione dell’evoluzione degli infortuni. Fino al 2001, i campi erano un mix di Lorrina Perennial Ryegrass (loietto perenne) al 70% e Barcrown Creeping Red Fescue (festuca perenne) al 30%, una combinazione che rendeva il terreno soffice ma irregolare. Dal 2001, tuttavia, i campi di Wimbledon sono costituiti esclusivamente da loietto inglese. Questo, unito all’uso regolare di rulli pesanti, ha reso la superficie estremamente regolare e uniforme, con un’altezza dell’erba di 8 millimetri su un fondo compatto. Il risultato è un rimbalzo della palla più alto, regolare e prevedibile rispetto al passato, modificando non solo la dinamica di gioco ma anche le sollecitazioni fisiche sui giocatori.

Wimbledon

Il confronto tra le superfici

Il dottor Bernetti estende l’analisi alle altre principali superfici del tennis, ognuna con le sue peculiarità e rischi intrinseci.

Il cemento è una superficie rigida con un ridotto assorbimento degli urti. La sua elevata resistenza all’attrito e le forze massime generate, insieme ai picchi di pressione sul retropiede, contribuiscono a specifici schemi di infortunio. Le lesioni muscolari sono comuni, così come i dolori al ginocchio (ad esempio, la condropatia femoro-rotulea). Si registra inoltre una maggiore incidenza di tendinopatia achillea e fascite plantare, direttamente riconducibili al ridotto assorbimento degli urti e all’aumentata resistenza all’attrito.

La terra rossa o “battuta” presenta caratteristiche opposte. Le palline assorbono peso e umidità, diventando più pesanti e perdendo velocità. Il tempo di gioco effettivo è significativamente più lungo, del 20-30% rispetto ai campi in cemento. La forza media sul piede è nettamente inferiore sulla terra battuta, il che, se da un lato riduce lo stress da impatto, dall’altro favorisce infortuni da uso eccessivo. Tra questi, le lesioni agli arti superiori (spalla, polso e gomito) sono comuni, a causa degli scambi prolungati e del maggiore peso delle palline. Gli infortuni agli adduttori sono anch’essi frequenti, derivanti da eccessivi allungamenti con scivolamenti, arresti improvvisi e cambi di direzione repentini.

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