
Il 26 giugno, come previsto, la proposta di legge sul terzo mandato è ufficialmente “uscita dal dibattito politico, almeno per un po’”. Questo è quanto dichiarato da Alessandro Balboni, presidente della Commissione Affari Costituzionali al Senato, dopo il voto sull’emendamento al disegno di legge sugli assessori regionali. La legge sul terzo mandato era stata inserita in extremis nell’ultimo provvedimento parlamentare ancora disponibile, con la speranza di approvarla prima della pausa estiva. Tuttavia, la proposta è stata bocciata, con cinque voti favorevoli (della Lega, Italia Viva e le Autonomie), 15 contrari (di tutti gli altri partiti) e due astenuti, tra cui lo stesso Balboni (Fratelli d’Italia) e il senatore Domenico Matera, anche lui di FdI.
La posizione di Italia Viva e Raffaella Paita
Nonostante la bocciatura, il partito di Matteo Renzi, Italia Viva, ha continuato a sostenere la proposta. Raffaella Paita, capogruppo di Italia Viva al Senato, ha spiegato il motivo del voto favorevole del partito: “Abbiamo votato a favore per due ragioni. La prima di merito: noi avevamo già espresso il nostro sostegno al terzo mandato in Aula”. Italia Viva aveva già espresso il proprio supporto all’emendamento della Lega sul terzo mandato, contenuto nel Dl Elezioni, che era stato inizialmente bocciato in Commissione e successivamente riproposto.

Un tema di pragmatismo amministrativo
Paita ha anche evidenziato che la posizione di Italia Viva è basata su un “pragmatismo amministrativo”. “Veniamo da scuole amministrative solide e siamo consapevoli dei tempi necessari per realizzare le opere. La realizzazione di infrastrutture e progetti richiede anni, tre mandati risultano oggettivamente coerenti, proprio come lo sono per i sindaci”, ha sottolineato. Il partito, quindi, ha ritenuto che la proposta fosse fondata su una logica di efficienza amministrativa, che avrebbe garantito continuità nella gestione delle infrastrutture.
La critica alla destra e le fratture nel centrosinistra
La bocciatura dell’emendamento ha sollevato la critica di Paita nei confronti della destra, accusata di “fingere di sostenere cause che, in realtà, non condivideva”. Secondo la capogruppo di Italia Viva, questa è stata una “squallida pantomima”, in cui Salvini ha fatto finta di sostenere Zaia, ma in realtà non aveva intenzione di giungere a un accordo. Paita ha anche chiarito che nel centrosinistra non ci sono state fratture ulteriori sulla proposta, ribadendo che la questione del terzo mandato ha riguardato una “questione di merito” e che ci sono altri temi che uniscono il centrosinistra, come sanità, salari e sostegno al ceto medio.