Vai al contenuto

Ucraina, il governo è agli sgoccioli: ma cacciare il Premier è un grosso problema

Pubblicato: 26/06/2025 14:14

Nel cuore di una guerra che dura da oltre 40 mesi, l’Ucraina combatte non solo sul fronte militare, ma anche su quello politico. Le turbolenze all’interno del palazzo presidenziale di Bankova sono oggi più intense che mai. A farne le spese è il primo ministro Denys Shmyhal, ormai percepito come corpo estraneo nei meccanismi decisionali del presidente Volodymyr Zelensky.

Ma nel groviglio di leggi d’emergenza, interessi internazionali e faide interne, con il protrarsi deli combattimenti con la Russia e una situazione geopolitica più che mai incerta, mandare a casa Shmayl non è per nulla semplice.

Il gelo di Zelensky e il malcontento nella Rada

L’ufficio del presidente ha smesso da tempo di coinvolgere Shmyhal, accusato di passività e carenza di visione in un momento in cui l’Ucraina avrebbe bisogno di leadership muscolare. Lo stesso Zelensky, secondo fonti raccolte da Ukrainska Pravda, sarebbe “esausto” del premier, al punto da non nascondere più la sua freddezza nei vertici operativi. Le crepe si sono allargate: i parlamentari di opposizione contano le firme per sfiduciare l’esecutivo, mentre nei corridoi della maggioranza si parla apertamente di un rimpasto totale.

Ma la legge marziale complica tutto. Non si può rimuovere solo il premier: serve l’azzeramento dell’intero esecutivo. Ed è qui che il desiderio presidenziale si scontra con la macchina istituzionale. L’idea di sostituire Shmyhal prima della conferenza internazionale sulla ricostruzione dell’Ucraina, prevista a Roma il 10 e 11 luglio, è sfumata proprio per questo motivo: l’impossibilità giuridica di designare in tempo un nuovo capo di governo.

Il nodo Roma e la frustrazione del fronte presidenziale

Il fallimento nel tentativo di inviare Yulia Svyrydenko, vicepremier e ministra dell’Economia, al posto di Shmyhal a Roma ha acuito il nervosismo. Per Zelensky e il suo entourage, era fondamentale presentare una figura energica, convincente e in sintonia con l’agenda europea, per rafforzare l’immagine dell’Ucraina di fronte agli alleatioccidentali.

Invece, a guidare la delegazione ci sarà ancora un premier che l’amministrazione presidenziale considera inadeguato. La seduta straordinaria della Verkhovna Rada prevista tra il 7 e l’8 luglio potrebbe essere l’anticamera del ribaltone. I “Servi del Popolo”, partito di maggioranza, sono già stati mobilitati. Ma il voto formale sulla fiducia al governo potrebbe slittare al 15 luglio, troppo tardi per presentare un volto nuovo a Roma.

Chernyshov e gli scandali: il profilo tecnico che brucia

Tra i nomi in corsa per il dopo-Shmyhal, oltre alla fedelissima Svyrydenko, c’era anche Oleksiy Chernyshov, ex ceo di Naftogaz. Tecnico esperto, uomo vicino a Zelensky e Yermak, sembrava il compromesso ideale. Ma è stato travolto da un’accusa di maxi frode immobiliare, che ha portato all’apertura di un’inchiesta da parte della NABU, l’ufficio anti-corruzione.

Chernyshov, in missione all’estero, è rientrato in Ucraina solo dopo aver negoziato una cauzione di 120 milioni di grivne. Politicamente ormai bruciato, non sarà lui a traghettare il nuovo esecutivo. Il suo crollo ha anche squarciato il velo sulle reti di potere parallele: legami familiari con la first lady Olena Zelenska, presenze esclusive a compleanni presidenziali durante la pandemia, privilegi elicotteristici ai tempi della dacia statale di Syniogora. La sua parabola è il simbolo di una crisi di credibilità profonda.

zelensky vertice nato

Il peso della legge marziale e l’illusione della stabilità

A tenere in piedi Shmyhal fino a oggi non è stata la forza politica, ma l’inamovibilità legale del suo ruolo. Sotto legge marziale, rimuovere un premier implica smantellare l’intero governo, con il rischio di lasciare un vuoto istituzionale proprio quando l’Ucraina ha più bisogno di continuità, visibilità esterna e riconoscibilità agli occhi dei partner internazionali.

Ma ora anche questo fragile equilibrio sembra al limite. Secondo il deputato Yaroslav Zheleznyak, la presidenza si sta preparando a rompere gli indugi, spinta da tre fattori: il crollo del consenso interno, le difficoltà economiche, e la necessità di dare un segnale forte alla popolazione.

Il passaggio decisivo per Zelensky

Zelensky, da abile comunicatore, sa che non ci saranno elezioni a breve: la guerra le impedisce. Ma un rinnovamento dell’esecutivo può rappresentare un gesto simbolico per dimostrare che l’Ucraina non è ostaggio della routine, che la lotta alla corruzione è reale, e che l’energia politica del Paese è ancora viva.

Il governo Shmyhal, in carica dal 2020, è già sopravvissuto a numerosi tentativi di rimozione. Ogni estate torna sotto attacco, come una sorta di rito politico stagionale. Ma stavolta, l’aria è diversa. La guerra continua, ma la tenuta interna sarà decisiva per il futuro ucraino. E anche per l’immagine internazionale di Kiev.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Ultimo Aggiornamento: 26/06/2025 14:57

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure