
Il tragico ritrovamento dei corpi di due vittime lo scorso 7 giugno nel sereno Parco di Villa Doria Pamphili a Roma ha innescato un’indagine complessa e di vasta portata.
Ciò che manca, e che getta un’ombra sinistra sulla vicenda, sono gli abiti delle vittime, le loro valigie e, in particolare, il trolley che l’uomo al centro dell’inchiesta, noto come Kaufmann o Rexal Ford, trascinava con sé per le vie del centro storico di Roma.

Villa Pamphili, la Fuga e l’arresto in Grecia di Kaufmann
Una certezza è emersa con prepotenza: l’11 giugno, al momento del suo arrivo all’aeroporto di Fiumicino, Kaufmann si era già sbarazzato del misterioso trolley. Da lì, il suo volo per la Grecia e, infine, l’arresto sull’isola di Skiathos, hanno segnato la fine della sua breve latitanza. Attualmente, il 46enne statunitense è detenuto in un carcere greco a Larissa, dove è atteso oggi per l’udienza di estradizione. È plausibile che, nel corso delle prossime settimane, venga trasferito in Italia per affrontare la giustizia.
Nel frattempo, le indagini proseguono senza sosta, scavando a fondo nel passato recente di Kaufmann e della sua famiglia. La polizia ha scoperto che lo scorso aprile, la famiglia aveva trovato alloggio in un monolocale situato nei pressi di Campo de’ Fiori. Il proprietario dell’appartamento ha fornito dettagli cruciali, riferendo che l’uomo aveva versato regolarmente una caparra iniziale, ma non aveva poi saldato il resto dell’affitto, allontanandosi improvvisamente dall’abitazione. Successivamente, è stato accertato, Kaufmann aveva scelto di vivere in una tenda all’interno del Parco di Villa Doria Pamphili. È in questo stesso parco, in un luogo che un tempo era dimora temporanea, che ha poi nascosto i corpi della sua compagna e della figlia, trasformando un rifugio in un teatro di orrore.
La scomparsa del trolley, gli indumenti delle vittime e le valigie rappresentano buchi neri nell’inchiesta, elementi la cui assenza rende ancora più impellente la ricerca di risposte. Ogni tassello mancante alimenta l’urgenza di comprendere il movente e le dinamiche di un crimine che ha scosso profondamente la città di Roma e l’opinione pubblica.

Cosa cercano nel Tevere
Una fotografia, ora elemento chiave dell’indagine, ritrae Kaufmann mentre si muove tra le antiche strade di Roma, lasciandosi alle spalle Largo Argentina e dirigendosi con passo determinato verso Ponte Garibaldi, a pochi metri dal Ministero della Giustizia in via Arenula. È proprio in quelle acque, sotto l’imponente struttura del ponte, che si concentrano ora le ricerche dei sommozzatori. Ogni immersione è un tentativo disperato di recuperare elementi che possano fungere da tasselli mancanti in questo macabro puzzle. Contemporaneamente, gli investigatori, sotto la guida del Pubblico Ministero Antonio Verdi e dell’aggiunto Giuseppe Cascini, stanno setacciando con meticolosa attenzione gli accampamenti dei senzatetto lungo le banchine del Tevere, nella speranza di trovare testimonianze o indizi dimenticati che possano illuminare il duplice omicidio.
Trovata la casa dove Kaufmann visse con Anastasia e la figlia
Gli inquirenti, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, hanno individuato e ascoltato il proprietario di un appartamento in Campo de’ Fiori. È emerso che Francis Kaufmann, ad aprile, ha vissuto in questa abitazione insieme alla compagna Anastasia Trofimova e alla figlia Andromeda. Il proprietario ha dichiarato che, dopo aver ricevuto un acconto, la famiglia ha lasciato l’appartamento senza saldare l’intero importo del soggiorno.