Vai al contenuto

Morto a 7 anni, ucciso in vacanza con la famiglia: poi il miracolo da non credere. Lacrime

Pubblicato: 27/06/2025 11:31

In un momento storico in cui si torna spesso a riflettere sul significato della solidarietà e sul valore della vita, alcune storie del passato riescono ancora a parlare con forza, scuotendo le coscienze. Ci sono episodi che, pur lontani nel tempo, mantengono intatta la loro carica emotiva e il loro impatto sulla società. A distanza di oltre trent’anni, uno di questi racconti torna a occupare lo spazio pubblico, offrendo uno sguardo profondo su dolore, rinascita e altruismo.

È attraverso immagini d’archivio, testimonianze e racconti personali che un nuovo documentario intende ripercorrere quella che fu una vera e propria svolta culturale. Un cambiamento nato nel momento più oscuro per una famiglia, e capace di trasformarsi in speranza per molti altri.

Un gesto che cambiò il Paese

Era il 29 settembre 1994 quando il piccolo Nicholas Green, sette anni, perse la vita colpito da un proiettile lungo l’autostrada Salerno-Reggio Calabria, durante una tentata rapina mentre era in vacanza in Italia con la famiglia. Ricoverato al Policlinico di Messina, venne dichiarato clinicamente morto dopo 72 ore di agonia. Fu in quel momento che i suoi genitori, Reginald e Maggie Green, presero una decisione destinata a segnare un prima e un dopo nella cultura italiana: donarono gli organi del figlio, salvando la vita a cinque persone e restituendo la vista ad altre due.

“Effetto Nicholas”, una memoria che vive

A riportare al centro dell’attenzione quella vicenda è “Effetto Nicholas”, il documentario in onda su Rai2 il 27 giugno, realizzato con la partecipazione della famiglia Green e diretto da Carmen Vogani e Lorenzo Avola. La pellicola raccoglie interviste a medici, riceventi, familiari e testimoni dell’epoca, e approfondisce l’impatto sociale di quel gesto di generosità. Il padre di Nicholas racconta con emozione quegli istanti: “Ci tenevamo per mano, assorbendo il vuoto. Maggie sussurrò: ‘Dovremmo donare i suoi organi?’ Dissi sì. Fu tutto.”

Un’eredità che resiste

Tra i beneficiari di quel dono c’era Andrea Mongiardo, all’epoca 15enne, affetto da una grave cardiopatia. Ricevette il cuore di Nicholas e visse per quasi trent’anni, fino alla sua scomparsa nel 2022. Il documentario non si limita al racconto del passato, ma lancia anche un messaggio attuale: riflettere sul valore della donazione e sulla necessità di rivedere le regole sull’anonimato tra donatori e riceventi.

Oggi, oltre 150 luoghi in Italia – tra scuole, parchi e biblioteche – portano il nome di Nicholas Green. Il suo ricordo continua a vivere, simbolo di un dolore che ha saputo trasformarsi in vita, speranza e impegno collettivo.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure