
Budapest si è colorata ieri dei toni dell’orgoglio e della protesta. Migliaia di persone hanno attraversato il cuore della capitale ungherese per difendere diritti civili, libertà di espressione e visibilità LGBTQ+, sfidando le restrizioni imposte dal governo di Viktor Orbán, che aveva provato a ostacolare il Pride. Ma dalla premier italiana Giorgia Meloni, nessuna parola.

A denunciare il silenzio di Palazzo Chigi è stato Alessandro Zan, europarlamentare e responsabile Diritti nella segreteria del Partito Democratico, presente in piazza durante la manifestazione.

L’accusa: “Non riesce a staccarsi dai sovranisti”
“Oggi a Budapest un fiume di persone ha sfilato contro il divieto di Orbán al Pride. Ma Giorgia Meloni, ancora una volta, è rimasta in silenzio”, ha affermato Zan, sottolineando come la premier italiana continui ad allinearsi con i governi sovranisti dell’Europa dell’Est. “Non riesce proprio ad affrancarsi dai suoi amici sovranisti che vogliono zittire le piazze, comprimere i diritti, restringere la libertà”, ha proseguito l’eurodeputato.
Il riferimento è ai sempre più frequenti episodi di compressione delle libertà civili in Ungheria, dove la retorica governativa si è saldata a un impianto normativo fortemente illiberale, spesso in contrasto con i valori fondanti dell’Unione europea.
Il Pd rilancia sul fronte dei diritti
Zan ha poi definito la posizione della presidente del Consiglio “la parte sbagliata della storia”, rivendicando l’impegno del Partito Democratico nel sostegno alle battaglie LGBTQ+ e nella difesa dello stato di diritto europeo.
La partecipazione al Pride ungherese è stata anche un segnale politico da parte dei gruppi progressisti al Parlamento europeo, a pochi giorni dall’avvio delle trattative per i nuovi equilibri dell’Unione.