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Budapest, la mossa dell’ultradestra: blocca il ponte per fermare il pride

Pubblicato: 28/06/2025 15:42

Un gruppo di militanti del partito estremista Patria Nostra ha bloccato con le auto il ponte Szabadsag, nel cuore della capitale ungherese, proprio mentre stava per partire il Budapest Pride dal municipio. Il ponte, tappa prevista dal percorso del corteo, è stato trasformato in una barriera di lamiere e clacson, mentre centinaia di persone aspettavano di sfilare. La polizia è presente, ma non interviene.

Secondo alcuni attivisti, si tratterebbe di un’azione premeditata per impedire lo svolgimento della marcia. Alcuni manifestanti hanno raccontato di aver visto gruppi organizzati arrivare all’alba e occupare la carreggiata, posteggiando i veicoli in modo da bloccare ogni passaggio.

Il gesto è stato subito rivendicato sui social da Patria Nostra, movimento di estrema destra che già in passato aveva minacciato di “difendere la morale ungherese con ogni mezzo”. Le immagini diffuse mostrano bandiere nazionaliste e slogan contro quella che definiscono una “colonizzazione gender”.

La manifestazione, tecnicamente, è già fuori legge. Il governo di Viktor Orbán ha infatti vietato nei giorni scorsi ogni evento pubblico che possa essere interpretato come “propaganda omosessuale”, soprattutto in presenza di minori. Una legge che ha attirato le critiche di mezza Europa.

Il sindaco trasforma il Pride in evento istituzionale

Ma il sindaco Gergely Karácsony, esponente dell’opposizione, ha aggirato il divieto trasformando la parata in un evento istituzionale con patrocinio municipale: si chiama ufficialmente “Budapest Pride Freedom” ed è inserito tra le celebrazioni cittadine. Un escamotage legale che però non ha evitato la provocazione della destra radicale. Karacsony ha da poco raggiunto il Varoshaza Park, punto di partenza del Pride. L’evento, sostenuto ufficialmente dal primo cittadino nonostante le restrizioni imposte dall’esecutivo guidato da Viktor Orban, ha visto un’accoglienza calorosa per Karacsony. La folla ha riservato al sindaco un’ovazione, sottolineando il sostegno popolare all’iniziativa.

L’impegno del sindaco, che si oppone alle politiche governative sui diritti LGBTQ+, rappresenta un segnale forte in un contesto politico dominato da tensioni e limitazioni.

Il ponte Szabadsag, che in ungherese significa “ponte della libertà”, è diventato così il simbolo di una contrapposizione profonda. Da una parte i sostenitori dei diritti civili, dall’altra i nazionalisti che vogliono “difendere la famiglia tradizionale”. E nel mezzo, una polizia che non agisce.

Accuse di complicità alle forze dell’ordine

In molti, tra manifestanti e oppositori, parlano apertamente di complicità istituzionale, e il silenzio del governo sembra dare loro ragione. Sui social circolano video che mostrano agenti fermi a osservare, mentre le auto dei militanti restano parcheggiate senza alcun controllo.

Il caso sta già facendo rumore oltre i confini ungheresi. Fonti diplomatiche a Bruxelles riferiscono di un possibile richiamo ufficiale all’Ungheria da parte della Commissione europea, che da tempo monitora le violazioni dello Stato di diritto da parte del governo Orbán.

Bruxelles osserva, Amnesty denuncia

Secondo Amnesty International, “siamo di fronte a un attacco diretto contro la libertà di espressione e di manifestazione”. Le organizzazioni per i diritti umani chiedono un intervento urgente e misure concrete da parte dell’UE, finora apparsa timida nel reagire.

Nel frattempo, il corteo è fermo. I partecipanti, molti con bandiere arcobaleno e cartelli contro il regime, aspettano che qualcosa si sblocchi. O che almeno qualcuno intervenga.

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Ultimo Aggiornamento: 28/06/2025 16:15

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