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Pride Budapest, Schlein va giù duro: “Non si può vietare!”

Pubblicato: 28/06/2025 16:41

La lotta per i diritti LGBT+ è al centro del dibattito politico europeo e vede protagonisti attivisti, rappresentanti delle istituzioni e cittadini uniti contro ogni forma di discriminazione. In un contesto in cui i diritti civili sono spesso messi in discussione, la presenza di figure politiche rilevanti ai principali eventi del Pride assume un significato simbolico e politico di grande rilevanza. Tra i partecipanti più in vista del Budapest Pride 2025, spicca la leader del Partito Democratico italiano, Elly Schlein, che ha ribadito con forza la necessità di una tutela universale dei diritti umani.

Il Pride di Budapest si inserisce in un clima politico particolarmente teso. Da un lato, vi è il governo ungherese guidato da Viktor Orbán, accusato di perseguire una politica discriminatoria nei confronti della comunità LGBT+; dall’altro, vi sono le voci di dissenso che si levano da diverse parti d’Europa. Questo contesto ha spinto molte personalità politiche a intervenire per dimostrare solidarietà e riaffermare l’importanza della democrazia e dei diritti civili. Proprio in questa cornice, Schlein ha sottolineato come anche in Italia esista una battaglia aperta per il riconoscimento dei diritti LGBT+, evidenziando i ritardi legislativi del paese.

Una denuncia forte contro la paralisi legislativa

La leader del Partito Democratico, Elly Schlein, ha lanciato un durissimo attacco alla paralisi legislativa in Italia sull’omofobia. In conferenza stampa a Budapest, al fianco della presidente del gruppo S&D al Parlamento europeo, Iratxe García Pérez, Schlein ha denunciato lo stallo delle norme anti-omofobia in Italia: «Nel mio paese, in Italia si stanno bloccando leggi contro l’omofobia: dobbiamo lottare insieme. La vergogna sono gli omofobi, non noi che manifestiamo». Terminando con il grido antifascista «No pasaran», ha rilanciato un messaggio forte di resistenza civile.

Poche ore prima, in vista del Budapest Pride, la leader dem ha aggiunto: «Non si può vietare l’amore per legge. Non puoi cancellare l’identità delle persone, il nostro corpo, siamo persone con diritti. Vietare il Pride è una violazione dei diritti costituzionali europei». Un intervento che non soltanto condanna le leggi ungheresi – basate sul cosiddetto “child protection act” che vieta la promozione di contenuti LGBT+ ai minori e rafforzato nel marzo 2025 – ma rivendica anche un impegno concreto in Italia.

Una marcia contro l’intolleranza

Il Budapest Pride del 28 giugno 2025 rappresenta un punto di svolta. Nonostante il divieto imposto dal Parlamento ungherese, che punisce con multe e accuse penali gli organizzatori, il sindaco di Budapest, Gergely Karácsony, ha dichiarato il corteo un evento cittadino e ha ignorato la stretta nazionale. Migliaia di persone, tra cui oltre 70 parlamentari europei, hanno sfidato apertamente l’autoritarismo orbaniano, confermando la dimensione politica dell’evento.

Le tensioni sono rimaste alte, con gruppi di estrema destra pronti a manifestare contro e il governo che ha minacciato sanzioni usando tecnologie di riconoscimento facciale. L’Unione Europea ha risposto compatta: la presidente Von der Leyen ha chiesto che la marcia proceda senza penalità, definendola un diritto fondamentale, mentre diverse ambasciate europee hanno espresso solidarietà alla comunità LGBT+.

L’Italia e le leggi anti-omofobia: un ritardo inaccettabile

Schlein non ha limitato la critica alla situazione internazionale, ma ha evidenziato la necessità di un cambio di passo in Italia. La leader dem ha ricordato come il paese abbia rifiutato di firmare una dichiarazione europea sui diritti LGBT+, definendo questo atteggiamento come fonte di «rabbia e vergogna». Durante eventi come la Giornata internazionale contro l’omofobia, Schlein ha ribadito che serve una legge contro l’omobilesbo-transfobia, il matrimonio egualitario e il riconoscimento dei diritti dei figli delle coppie omogenitoriali.

La leader del Pd ha fatto riferimento al naufragio del Ddl Zan del 2021, bloccato dall’opposizione di destra. Per Schlein, è urgente riprendere il cammino legislativo per proteggere le persone LGBT+ dalle discriminazioni e garantire pari diritti a tutte le famiglie.

Schlein come ponte tra Italia e Europa

Il viaggio a Budapest rappresenta un segnale politico forte: i diritti LGBT+ non si difendono solo a livello nazionale, ma nel quadro di una battaglia più ampia per la democrazia. Mentre in Ungheria il divieto del Pride viene visto come un test per la salute democratica dell’UE, in Italia il ritardo legislativo rappresenta un’occasione mancata.

Il messaggio di Schlein è chiaro. Le leggi contro l’omofobia non sono solo un dovere morale, ma un impegno necessario per adeguare l’Italia agli standard europei. L’assenza di normative concrete non può essere tollerata, e la battaglia per i diritti civili deve essere al centro dell’agenda politica.

Schlein ha ribadito l’importanza di non lasciare soli coloro che lottano per l’amore e i diritti, sia nelle piazze che nelle aule parlamentari. Per la leader del Pd, la libertà di amare e di essere riconosciuti nella propria identità non può essere un diritto negoziabile.

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