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“Scena disgustosa!”. Si lava con il sapone nella fontana del ‘500: passanti inorriditi! 

Pubblicato: 28/06/2025 14:43

Un intervento di restauro, finanziato con 349 mila euro di fondi PNRR, ha restituito lustro a un’antica fontana risalente al 1589. I lavori sono stati minuziosi e complessi, mirando a preservare l’integrità e la bellezza di un’opera storica di inestimabile valore. Tra gli interventi principali si annoverano la rimozione meccanica di depositi superficiali, l’eliminazione della vegetazione infestante e delle sedimentazioni calcaree, seguita da un trattamento biocida. Si è proceduto inoltre al consolidamento delle fessurazioni sulle superfici disgregate, alla riadesione di frammenti e porzioni distaccate, e a una nuova impermeabilizzazione, garantendo così la stabilità e la durabilità della struttura per gli anni a venire. Ogni dettaglio è stato curato con la massima attenzione, con l’obiettivo di riportare la fontana al suo antico splendore, rendendola nuovamente un punto di riferimento estetico e culturale per cittadini e visitatori.

Tuttavia, l’imponente sforzo economico e tecnico impiegato per il restauro rischia di essere vanificato da comportamenti incivili e dalla palese mancanza di controlli. La riqualificazione di un bene pubblico così significativo perde il suo senso più profondo quando l’opera, invece di essere tutelata e ammirata, viene trasformata in un luogo di degrado. L’assenza di sorveglianza e l’impunità con cui vengono commessi atti di questo tipo minano non solo il patrimonio storico-artistico, ma anche il senso di decoro e rispetto civile, essenziale per una convivenza armoniosa. È un paradosso amaro: da un lato, investimenti ingenti per il recupero; dall’altro, una desolante indifferenza verso la sua conservazione quotidiana, che ne compromette irrimediabilmente la fruizione e il valore.

La scena sconcertante a Piazza Ara Coeli

Quanto accaduto a Roma, in Piazza Ara Coeli, è l’emblema di questa preoccupante discrasia. Sabato scorso, intorno alle ore 20, la storica fontana è stata teatro di una scena sconcertante. Un uomo, in spregio a ogni norma di decoro e rispetto, ha insaponato e poi risciacquato un altro uomo, forse un senzatetto, direttamente all’interno della vasca. L’episodio si è svolto sotto gli occhi increduli e inorriditi dei turisti in attesa alla fermata ATAC, proprio di fronte a Piazza Venezia.

Il grido di allarme di un cittadino

La testimonianza del lettore Rodolfo Todini è un grido di allarme che non può lasciare indifferenti. “Le fontane di Roma hanno raggiunto il massimo dello sconforto e non riesco a trovare l’aggettivo adatto per definire quello che ho visto,” scrive con evidente amarezza. Descrive in modo vivido e crudo la scena: “La persona in camicia insaponava l’altro in calzoncini, poi lo ha sciacquato nella fontana, quando era tutto insaponato! Con lo sconcerto dei turisti lì fermi a guardare!” La sua indignazione lo porta a interrogarsi sullo stato di degrado raggiunto, superando ogni limite: “Terzo mondo? No quarto Mondo!

L’impunità e l’assenza di controlli

La gravità dell’accaduto è ulteriormente sottolineata dai dettagli agghiaccianti: “Con le scarpe e parte dei vestiti lasciati davanti al bordo fontana come se fosse un diurno dove potersi fare la doccia.” Questa totale mancanza di rispetto per un monumento pubblico, trattato alla stregua di un bagno a cielo aperto, rivela una ferita profonda nel tessuto sociale. Ancora più sconcertante è la constatazione, da parte del testimone, dell’assenza totale di forze dell’ordine: “Naturalmente non si è visto nessun vigile o poliziotto o carabiniere, nei circa dieci interminabili minuti della durata di questo sconcio.” Dieci minuti di impunità, un lasso di tempo sufficiente per compiere un atto di così plateale inciviltà, senza che nessuno intervenisse a ripristinare il decoro e la legalità.

Questo episodio non è un caso isolato, ma si inserisce in un contesto di crescente degrado e mancanza di rispetto per il patrimonio culturale e urbano di Roma. La Città Eterna, depositaria di millenni di storia e arte, sembra talvolta abbandonata a sé stessa, preda di un’indifferenza che ne corrode l’anima. Il restauro di una fontana, per quanto lodevole e necessario, non può prescindere da una capillare e costante azione di tutela e controllo. Senza una presenza efficace delle istituzioni e senza un’educazione al rispetto dei beni comuni, ogni investimento, ogni sforzo per recuperare la bellezza, rischia di essere vanificato da atti di inciviltà che offendono la città e i suoi abitanti. È un monito amaro, un richiamo pressante a riflettere su come preservare non solo le opere d’arte, ma anche il senso di civiltà che dovrebbe animare ogni comunità.

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