
Sembrava solo un altro giorno, con il sole che batteva sul vetro degli uffici e le onde che respiravano regolari contro le coste del sud. Nessuno si aspettava che l’aria, per un istante, diventasse più pesante e i suoni si smorzassero, come se il mondo stesse trattenendo il fiato. Poi, all’improvviso, un tremolio breve ma deciso ha attraversato le stanze.
Nel silenzio irreale che ha seguito il movimento, i computer hanno oscillato leggermente e i tavoli si sono mossi. Le persone si sono guardate, più per confermare l’accaduto che per paura. Per chi vive in queste terre, il cuore della terra che pulsa sotto i piedi non è una sorpresa. È un sussurro costante, una possibilità.
Scossa di magnitudo 6.1 al largo della provincia di Davao
Il terremoto è stato registrato al largo delle Filippine meridionali, con una magnitudo di 6.1, secondo quanto rilevato dall’Usgs. L’epicentro si trovava a circa 70 chilometri dalla costa della provincia di Davao Occidentale, a una profondità di 101 chilometri, quindi ben lontano dalla superficie.
Secondo i primi rilievi, non risultano danni né vittime, né è stato necessario lanciare allarmi tsunami. La profondità ha probabilmente attutito l’impatto sulla popolazione e sulle infrastrutture, limitando la scossa a pochi secondi di oscillazione negli edifici più alti.
“I tavoli hanno tremato per cinque secondi”
Una delle prime testimonianze è arrivata dalla piccola isola di Sarangani, dove il soccorritore Marlawin Fuentes ha dichiarato all’AFP che “la scossa non è stata così forte, ma i tavoli e i computer qui in ufficio hanno tremato per circa cinque secondi”. Un’oscillazione breve, ma sufficiente a riattivare l’allerta.
Nelle ore successive, non si sono registrate ulteriori scosse significative, né segnalazioni di interventi di emergenza. Tuttavia, in una regione dove ogni vibrazione può preludere a qualcosa di più grande, la prudenza resta alta.
Siamo sull’Anello di Fuoco, e lo sappiamo
Le Filippine si trovano lungo il cosiddetto Anello di Fuoco del Pacifico, una delle aree geologicamente più instabili al mondo. Ogni anno, centinaia di terremoti scuotono il sottosuolo dell’arcipelago, molti dei quali passano inosservati o vengono percepiti solo come un lieve sobbalzo.
Ma ogni volta che la crosta terrestre si muove, torna il pensiero a quanto può essere sottile il confine tra la normalità e la catastrofe. È per questo che le autorità locali, anche in assenza di danni, mantengono i sistemi di monitoraggio attivi e pronti a reagire.