
L’invasione russa dell’Ucraina continua a lasciare ferite profonde. Le ostilità non si sono mai interrotte, e il fronte resta attivo su più livelli. Dall’est del Paese alle regioni occidentali, la guerra prosegue con attacchi mirati e operazioni su larga scala. Ogni giorno la popolazione si sveglia con il rumore delle sirene e va a dormire con l’incertezza. Gli equilibri internazionali vacillano, e le trattative di pace sembrano più distanti che mai.
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Il clima resta teso anche dal punto di vista diplomatico. L’Occidente sostiene Kiev, mentre Mosca parla di provocazioni e guerra per procura. Gli incontri tra leader politici e le parole del Papa non bastano a placare gli scontri. La comunità internazionale osserva, ma i fronti attivi si moltiplicano, sia sul terreno che nello spazio digitale, dove la disinformazione cresce in intensità e raffinatezza.
Nel frattempo, la vita quotidiana degli ucraini continua tra interruzioni elettriche, sfollamenti e ricostruzioni lente. Anche nelle città lontane dal fronte, come Leopoli, l’allarme aereo è diventato parte della routine. Ma questa notte ha segnato un nuovo picco di intensità, con numeri mai registrati prima. Un attacco che l’esercito ucraino definisce “combinato” e “su larga scala”.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha approvato un decreto che sancisce l’intenzione dell’Ucraina di ritirarsi dalla Convenzione di Ottawa, l’accordo internazionale che vieta l’uso, la produzione e lo stoccaggio di mine antiuomo. La decisione, proposta dal Consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale, è stata riportata dai principali media ucraini.
Secondo il colonnello dell’Sbu Roman Kostenko, il passo si è reso necessario a causa delle dinamiche del conflitto in corso. “La Russia, che non ha mai aderito alla Convenzione, utilizza massicciamente mine contro i nostri militari e civili. Non possiamo permetterci di rispettare restrizioni unilaterali quando il nemico opera senza limiti”, ha dichiarato Kostenko.
La decisione attende ora l’approvazione della Verkhovna Rada, il parlamento ucraino. Altri paesi europei come Polonia, Lettonia, Estonia e Finlandia hanno già intrapreso scelte simili, abbandonando il trattato per motivi di sicurezza nazionale.
Kiev, attacco senza precedenti nella notte
Intanto nella notte tra venerdì 28 e sabato 29 giugno, l’aeronautica ucraina ha registrato il più massiccio attacco combinato dall’inizio del conflitto. Le forze russe hanno lanciato 537 tra droni e missili. Di questi, 477 erano droni, per la maggior parte di tipo Shahed, e 60 erano missili di vario genere. Le regioni colpite includono Kiev, Leopoli, Zaporizhia, Cherkasy e Ivano-Frankivsk.
Secondo le autorità ucraine, si è trattato di un attacco condotto con l’utilizzo di bombardieri strategici Tu-95MS, aerei MiG-31K e diverse tipologie di missili, tra cui Kh-47M2 Kinzhal, Iskander-M, Kalibr e missili da crociera Kh-101. L’intensità e la simultaneità dei raid hanno messo a dura prova il sistema di difesa aerea ucraino.
A Kiev, esplosioni sono state avvertite in diverse zone della città. Il sindaco Vitali Klitschko ha invitato la popolazione a restare nei rifugi e ha confermato che la difesa aerea è entrata in azione nel quartiere di Obolon. Diversi droni sono stati abbattuti, ma alcuni hanno superato le linee difensive.
Un F-16 abbattuto durante l’intercettazione

Durante l’attacco, l’Ucraina ha perso un caccia F-16. Si tratta della terza perdita di questo tipo dall’inizio della guerra. Il pilota, impegnato nell’intercettazione dei bersagli aerei, ha abbattuto sette obiettivi. L’ultimo scontro ha però danneggiato gravemente l’aereo. L’Aeronautica ucraina ha dichiarato che il pilota ha tentato di allontanare il velivolo da un centro abitato, ma non ha avuto tempo per eiettarsi.
Il sacrificio del militare è stato ricordato anche dal presidente Volodymyr Zelensky, che ha parlato di “eroismo quotidiano” e ha lanciato un nuovo appello alla comunità internazionale: “Fermiamo insieme l’aggressione russa”.
Anche l’Occidente colpito simbolicamente
Nelle regioni occidentali dell’Ucraina, normalmente meno esposte agli attacchi diretti, le sirene sono risuonate per ore. In risposta, le forze armate polacche hanno attivato il sistema di difesa aerea e fatto decollare caccia da intercettazione. Gli allarmi hanno attraversato anche i cieli di Cherkasy, dove si registrano almeno tre feriti e danni a infrastrutture civili.
A Zaporizhia, un impianto industriale è stato danneggiato. Fortunatamente, secondo le prime informazioni, non ci sarebbero state vittime. Tuttavia, i raid hanno avuto un impatto evidente sulla produzione locale, già rallentata dal conflitto.
In parallelo agli attacchi armati, continua l’offensiva sul fronte della disinformazione. Il ministero della Difesa francese ha pubblicato un report che documenta tre anni di operazioni informative russe. Secondo il documento, Mosca punta a destabilizzare le democrazie occidentali, frammentare il consenso interno e legittimare l’invasione dell’Ucraina con tecniche digitali sempre più raffinate.
L’obiettivo non sarebbe solo quello di convincere, ma di confondere e polarizzare. Le operazioni includono la creazione di falsi siti di notizie, proteste simulate e campagne social coordinate. Una guerra parallela, meno visibile, ma ugualmente pericolosa.
Il papa riceve fedeli ucraini in Vaticano
Mentre in Ucraina risuonano le esplosioni, a Roma il Papa ha incontrato circa quattromila fedeli ucraini. Durante l’udienza, ha espresso la sua «vicinanza alla martoriata Ucraina» e ha condannato la «guerra insensata». Il Pontefice ha anche rivolto parole di conforto alle madri dei soldati caduti e ha chiesto una «pace giusta».
L’incontro è stato definito «un segno di speranza» dall’arcivescovo maggiore di Kiev, Sviatoslav Shevchuck, che ha parlato di una comunità dispersa dalla guerra ma unita dalla fede.
Le parole di Lavrov e l’allarme dell’Ucraina
Dalla parte opposta, il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha dichiarato che l’Occidente sta usando Kiev come “ariete contro la Russia”. Ha parlato di un tentativo di “sconfitta strategica” da parte del blocco euroatlantico. Secondo Lavrov, “l’Occidente non ci è mai riuscito e non ci riuscirà neanche stavolta”.
Di fronte a queste dichiarazioni, le autorità ucraine denunciano l’escalation militare e diplomatica. La notte tra il 28 e il 29 giugno rappresenta, a oggi, uno degli episodi più gravi del conflitto, con implicazioni che potrebbero estendersi oltre i confini ucraini.
L’economia cerca di resistere
Nel mezzo della crisi, alcune aziende internazionali mostrano segnali di fiducia. McDonald’s ha annunciato l’apertura di dieci nuovi ristoranti in Ucraina. Secondo gli analisti, è un segnale importante per l’economia del Paese, che nonostante tutto mostra segnali di crescita. Il numero totale di punti vendita supererà quello registrato prima della guerra.
«Se un’azienda come McDonald’s può operare qui, anche gli investitori possono avere fiducia», ha dichiarato Viktor Mykyta, consigliere economico del presidente ucraino.
L’Ucraina ha vissuto una notte terribile, segnata da un numero senza precedenti di attacchi combinati. La difesa ha retto in parte, ma le perdite e i danni sono evidenti. La popolazione resta sotto assedio. L’appello alla pace si scontra con la realtà dei fatti. La guerra non si ferma. E il prossimo attacco potrebbe essere già in volo.