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“Ripugnante”, Orban durissimo dopo il pride. Poi l’attacco all’Europa: “Non lo permetteremo”

Pubblicato: 29/06/2025 16:42

Il Budapest Pride del 28 giugno 2025, nonostante il divieto imposto dal governo di Viktor Orbán, ha registrato una partecipazione senza precedenti: tra 180.000 e 200.000 persone hanno sfilato per le vie della città, trasformando la marcia in una potente manifestazione a difesa dei diritti civili e della democrazia. La mobilitazione, dichiarata “giornata della libertà” e organizzata dal sindaco Gergely Karácsony, è stata definita un “evento municipale”, bypassando il divieto che prevedeva multe fino a 500 euro per i partecipanti e fino a un anno di carcere per gli organizzatori.

La polizia, pur formalmente incaricata di far rispettare il divieto, ha garantito un cordone di sicurezza. Inoltre, è stato annunciato l’uso di telecamere con riconoscimento facciale per identificare i partecipanti. Prevalentemente pacifica e colorata, la manifestazione ha incluso famiglie, anziani e attivisti internazionali, ed è stata sostenuta da oltre 30 ambasciate e più di 70 parlamentari europei. Questo evento si conferma non solo come celebrazione LGBTQ+, ma come simbolo della resistenza civica contro la crescente restrizione delle libertà democratiche in Ungheria.

Orbán critica duramente il Pride e Bruxelles

Nel corso di un intervento in un gruppo online chiuso per i suoi sostenitori, chiamato «Fight club», il premier ungherese Viktor Orbán ha descritto il Pride come un «evento ripugnante e vergognoso». Orbán ha accusato i politici dell’opposizione di essere stati istruiti da Bruxelles per incoraggiare la partecipazione di massa alla manifestazione. Secondo quanto riportato dal sito di notizie locale Index, il premier ha dichiarato: «Da ieri siamo ancora più convinti che queste persone non debbano essere lasciate avvicinare al timone del governo. E noi non lo permetteremo».

La marcia era stata vietata in base a una legge approvata lo scorso marzo, che consente di proibire eventi come il Pride citando la necessità di proteggere i bambini. Gli oppositori di Orbán interpretano questa mossa come parte di una stretta sulle libertà democratiche in vista delle elezioni nazionali del prossimo anno. Il premier, al potere da 15 anni, si prepara ad affrontare un’importante sfida elettorale.

Bruxelles e il confronto con von der Leyen

Venerdì scorso, Orbán ha criticato la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, che aveva esortato l’Ungheria a garantire il diritto allo svolgimento del Pride. Orbán ha paragonato il suo intervento a «un ordine proveniente da Mosca ai tempi del comunismo», accusandola di trattare l’Ungheria come un «Paese subordinato».

La Commissione Europea ha scelto di non commentare le dichiarazioni del premier, mentre gli organizzatori del Pride e il Comune di Budapest non hanno rilasciato risposte immediate.

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