
L’Italia torna a fare i conti con l’allarme terrorismo anarchico. Nelle città e nelle province, tra vecchie occupazioni e circoli alternativi, si muovono sigle e gruppi che sfidano lo Stato. Le forze dell’ordine intensificano controlli e monitoraggi. Gli episodi violenti non si fermano.
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Negli ultimi anni, diverse inchieste hanno rivelato una rete sotterranea. Gli obiettivi variano: istituzioni, infrastrutture, forze dell’ordine. La galassia anarchica si muove attraverso pubblicazioni online, manifesti e comunicati. La propaganda si mescola all’azione diretta.
Il clima sociale, segnato da tensioni e crisi economica, alimenta certi ambienti. Le frange più estreme si ispirano a modelli del passato. Agiscono con modalità rapide. Colpiscono simboli dello Stato. Poi spariscono nel silenzio. I magistrati parlano di cellule fluide e difficili da tracciare.
Operazione della Digos, perquisizioni all’alba
All’alba di mercoledì 26 giugno, la Digos ha lanciato un blitz contro un circolo anarchico attivo a Forlì. Gli agenti hanno perquisito abitazioni in diverse regioni: Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Toscana. L’operazione ha coinvolto decine di uomini delle forze dell’ordine. Obiettivo: disarticolare una rete legata ad atti di sabotaggio e violenza.
Al centro dell’inchiesta, un gruppo con base nel casolare Casa Santa, nella campagna forlivese. Secondo gli inquirenti, proprio lì si sarebbe pianificato l’attacco incendiario del 2023 a Rimini, contro due auto della Polizia ferroviaria. I veicoli vennero distrutti dalle fiamme nella notte tra il 19 e il 20 aprile.
Quindici indagati per terrorismo e incendio doloso
La procura ha iscritto 15 persone nel registro degli indagati. I reati contestati sono pesanti: terrorismo, incendio doloso e danneggiamento aggravato. Gli inquirenti parlano di prove concrete. La rivendicazione dell’attacco sarebbe comparsa online pochi giorni dopo l’azione. Il testo mostrava riferimenti ideologici e dettagli tecnici.
Durante le perquisizioni, gli agenti hanno sequestrato computer, telefoni, pen drive e vestiti. Gli oggetti saranno analizzati per trovare collegamenti e conferme. L’attenzione si concentra anche sui rapporti tra gli indagati e altri ambienti anarchici in Italia e all’estero.
Una base logistica tra le colline del Forlivese
Il casolare Casa Santa ospitava da tempo riunioni, incontri e assemblee. Gli investigatori lo definiscono una base logistica del gruppo. Al suo interno si trovavano manifesti, volantini, testi politici. Tutto riconducibile alla matrice anarchica. Le indagini erano iniziate mesi fa, dopo i primi riscontri su spostamenti e contatti.
Il luogo risultava segnalato anche per episodi passati. Lì si sarebbero nascosti materiali e appunti usati per preparare l’attentato. Le intercettazioni hanno rafforzato i sospetti. Gli investigatori ora cercano di ricostruire la catena delle responsabilità. Ogni dettaglio può diventare una prova.
Rimini, l’attacco alle auto della Polfer
Il 20 aprile 2023, due auto della Polizia ferroviaria hanno preso fuoco nei pressi della stazione di Rimini. Le fiamme hanno avvolto i mezzi in pochi minuti. L’allarme è scattato dopo mezzanotte. I vigili del fuoco hanno spento l’incendio. Nessun ferito. Ma il messaggio era chiaro.
L’azione ha colpito nel cuore della sicurezza pubblica. Le auto della Polfer rappresentano un presidio costante nelle stazioni. L’obiettivo, secondo gli investigatori, era simbolico. Colpire la polizia, colpire lo Stato. La firma dell’attacco è arrivata poco dopo, su un sito riconducibile alla rete anarchica.
Indagini coordinate dalla procura di Bologna
L’inchiesta è seguita dalla procura distrettuale di Bologna. La città è competente per i reati legati al terrorismo. Il pool antiterrorismo lavora in stretto contatto con la Digos. I magistrati puntano a chiarire le gerarchie del gruppo. Le accuse parlano di una regia ben organizzata.
Gli inquirenti non escludono collegamenti con altri episodi recenti. Gli stessi indagati avrebbero partecipato ad azioni dimostrative in passato. I profili risultano già noti alle forze dell’ordine. Molti di loro gravitano nell’ambiente da anni. Alcuni hanno partecipato a manifestazioni non autorizzate e cortei degenerati.
Attesa per le decisioni della magistratura
Ora si attendono gli sviluppi giudiziari. La procura valuterà le misure da adottare. Al momento, gli indagati risultano a piede libero. Ma l’accusa di terrorismo potrebbe portare a provvedimenti cautelari. Tutto dipenderà dagli esiti delle analisi sui materiali sequestrati.
La vicenda riporta l’attenzione sul rischio di radicalizzazione interna. Le istituzioni chiedono vigilanza. I sindacati di polizia parlano di allarme reale. La politica chiede chiarezza e fermezza. La cittadinanza osserva con preoccupazione.
Preoccupazione e allerta delle forze dell’ordine
L’operazione conferma l’impegno delle forze dell’ordine contro ogni forma di estremismo. I controlli proseguono in tutta Italia. Le Digos regionali scambiano informazioni. Il livello di attenzione resta alto. I blitz mirano a prevenire, più che a reprimere.
L’intelligence monitora anche il web. I forum e i blog anarchici diffondono messaggi e analisi. Le inchieste degli ultimi anni dimostrano una realtà complessa. I gruppi non si muovono con schemi rigidi. Ma restano pericolosi. La linea tra parola e azione si fa sottile.
Il casolare ora sotto sequestro
Il casolare Casa Santa è ora sotto sequestro. Le forze dell’ordine lo presidiano. I sigilli chiudono l’ingresso. I magistrati vogliono evitare che eventuali prove spariscano. Gli abitanti dovranno rispondere delle accuse. La procura continuerà a scavare.
L’episodio riapre il dibattito sul confine tra dissenso e violenza. La democrazia garantisce la libertà di espressione. Ma chi usa il fuoco, chi danneggia, chi sfida la legge, sceglie un’altra strada. E trova davanti a sé lo Stato. Con tutte le sue regole. E tutta la sua forza.