
Una provocazione? Un delirio di onnipotenza? O semplicemente l’ennesimo atto di culto della personalità trumpiana? Comunque la si vogli vedere, l’ultima bizzarria del Presidente Usa lascia veramente a bocca aperta.
comunque la si voglia interpretare, nessuno avrebbe potuto immaginarsi che l’istrionico tycoon, il cui secondo mandato continua a far discutere fra elementi serissimi portati dalla difficile situazione geopolitica internazionale e boutade ai limiti del grottesco, si sarebbe esibito in una simile richiesta.
L’ultima follia di Trump
Sì, perché ora Donald Trump vuole la sua faccia scolpita sul Monte Rushmore. Non è una battuta, non è una fantasia virale: è un desiderio già espresso nel suo primo mandato e oggi, da presidente in carica nel 250° anno dalla nascita degli Stati Uniti, torna all’attacco con la volontà concreta di passare alla storia… in granito.
Il sogno del tycoon è chiaro: vedersi accanto a Washington, Lincoln, Jefferson e Roosevelt. Come loro, scolpito per l’eternità sulle Black Hills del South Dakota. E forse anche più in alto di loro, secondo quanto lasciato intendere nei suoi precedenti proclami. Ma se da un lato il meccanismo legislativo potrebbe teoricamente permetterglielo – tra pedine politiche piazzate al posto giusto e il sostegno interno della sua amministrazione – dall’altro le obiezioni sono feroci.
L’indignazione per la richiesta
La prima è filosofica: il Monte Rushmore è considerato un’opera compiuta. Aggiungere una quinta testa equivarrebbe, secondo alcuni critici, a “infilare un tredicesimo apostolo nel Cenacolo”. Ma il gusto per la simbologia condivisa, tipico delle democrazie mature, non è esattamente il punto forte dell’ex presidente.

C’è però un secondo problema, ben più solido: la roccia. Il National Park Service, che gestisce il sito, ha fatto sapere che non c’è spazio né sicurezza strutturale sufficiente per un’aggiunta. Le zone circostanti sono o troppo fragili o composte da materiali impraticabili. E lo stesso scultore originario, Gutzon Borglum, dovette rivedere più volte il progetto iniziale proprio per rispettare i limiti imposti dalla natura.
Tuttavia, le soluzioni tecnologiche alternative non mancherebbero: si parla di facce prefabbricate, magari “appese” al monumento esistente. E non è un’ipotesi da scartare, visto che il prossimo anno cadrà il 250° anniversario della nascita degli Stati Uniti, un’occasione ghiotta per chi, come Trump, ama usare i simboli per alimentare la propria narrazione. Nemmeno a dirlo, la rpoposta di Trump ha suscitato un coro di critiche e di indignazione in patria.
Le condizioni politiche
Durante il primo mandato di Trump, l’allora governatrice del South Dakota Kristi Noem, oggi segretaria della Homeland Security, arrivò a regalargli una miniatura del Monte Rushmore con la sua faccia già scolpita. Più di recente, la deputata Anna Paulina Luna ha presentato un disegno di legge per aggiungere ufficialmente Trump al monumento.
Anche il segretario all’Interno, Doug Burgum, ha dato il suo parere positivo durante un’intervista in famiglia. Insomma, tutto è pronto: manca solo l’ordine esecutivo. E per chi conosce Trump, è chiaro che quando vuole qualcosa, difficilmente si lascia frenare da un masso. O da una Costituzione. O dalle critiche irate dei suoi avversari e dei commentatori.