
Il risiko dell’intelligence si è già aperto, e stavolta non si gioca a colpi di diplomazia ma con sabotaggi, fuoco e virus informatici. Lo denuncia un dossier dei servizi britannici, presentato agli alleati europei alla vigilia del summit Nato all’Aia: nel mirino ci sono trasporti aerei, ferroviari e marittimi, infrastrutture sensibili e canali di comunicazione, colpiti da una guerra ibrida lanciata da Mosca e affidata in gran parte al Gru, il potente apparato di intelligence militare russa.
Non si tratta più di incursioni isolate, ma di una strategia sistematica di destabilizzazione che punta a minare la fiducia nelle istituzioni occidentali e a testare la vulnerabilità degli Stati membri. E sì: anche l’Italia è coinvolta.
L’offensiva cyber del Gru: pirati digitali e sabotatori reali
Londra parla chiaro: è in atto una campagna coordinata che sfrutta non solo le note cellule di hacker come Fancy Bear, Sandworm ed Ember Bear, ma anche una rete di “agenti fai-da-te” reclutati via Telegram, spesso non russi, che agiscono in modo imprevedibile per compiere azioni semplici e devastanti. Incendi, minacce postali, manomissioni fisiche: tutto fa parte della nuova dottrina della destabilizzazione a basso costo.
I cybercriminali vengono affiancati e protetti dai gruppi hacker più esperti, in uno scambio che rafforza entrambi: copertura tecnica in cambio di bersagli strategici da colpire. Bersagli inizialmente collegati alla filiera bellica per l’Ucraina, ma oggi sempre più sparsi nel territorio europeo.

L’Italia sotto attacco: Linate, Malpensa, Ciampino, Savona
Non è solo un pericolo futuro: l’Italia è già nel mirino. Le cyber-rivendicazioni sono iniziate in maniera visibile:
- Il 28 dicembre e poi di nuovo il 17 febbraio, il collettivo NoName57 ha mandato in tilt i siti di Linate e Malpensa, con messaggi espliciti che rispondevano alle dichiarazioni del presidente Mattarella contro l’aggressione russa in Ucraina.
- Il 5 febbraio, un georgiano è penetrato nella torre Enav di Ciampino e ha dato fuoco a un locale tecnico, paralizzando per ore il traffico aereo del centro Italia. Un gesto inquietante rimasto senza spiegazione.
- Sempre a febbraio, il caso più grave: la petroliera Seajewel a Savona è stata colpita con mine magnetiche. Una è esplosa aprendo una falla sulla fiancata, l’altra è detonata sul fondale. A bordo c’erano 50mila tonnellate di greggio.

Il timore dell’intelligence: escalation o false flag
Secondo gli 007 britannici, siamo a una soglia delicatissima. Se il conflitto in Ucraina non rallenta, la pressione potrebbe aumentare rapidamente, con nuove azioni “false flag” in grado di innescare sospetti incrociati tra Paesi Nato. E in caso di cessate il fuoco, gli sforzi potrebbero concentrarsi direttamente sull’Alleanza Atlantica, con una campagna di spionaggio e infiltrazione nei settori strategici: difesa, energia, trasporti.
Un’opportunità, forse, per smascherare le dinamiche dell’offensiva. Ma il rischio è che, senza un deterrente serio, il Cremlino percepisca l’indifferenza europea come un via libera a colpire ancora più duramente.
La posizione di Londra e il silenzio Usa
Con un Donald Trump riluttante e una Washington meno coinvolta, è il Regno Unito a farsi carico dell’allerta: propone una mobilitazione europea con sanzioni coordinate, prese di posizione pubbliche e pressione sui vertici della Nato.
Una reazione che, secondo l’intelligence britannica, deve essere urgente e visibile, prima che lo scenario ibrido si trasformi in qualcosa di molto più tangibile.