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Fisco e inflazione in crescita, per gli italiani è un salasso continuo

Pubblicato: 30/06/2025 17:09
inflazione

I numeri dell’Istat non mentono. E stavolta, dietro i decimali, c’è una realtà che pesa molto più di quanto dica lo 0,5% di aumento della pressione fiscale, salita al 37,3% nel primo trimestre del 2025. Aumentano i prezzi, cresce il carrello della spesa, il reddito delle famiglie migliora in termini nominali, ma il potere d’acquisto fa fatica a stare al passo. In sostanza: l’economia segna una leggerissima crescita, ma con pochi benefici sociali.

Fisco in aumento e profitti in calo

L’indicatore fiscale è il primo dato che colpisce. La pressione tributaria torna a salire, segno di una macchina pubblica che richiede sempre più carburante per restare in moto. Allo stesso tempo, però, cala la quota di profitto delle società non finanziarie, stimata al 42,1% (in flessione di 0,2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente).

Un dato che si inserisce in una tendenza negativa ormai strutturale: sono otto i trimestri consecutivi di calo. E se è vero che il tasso di investimento sale al 22,4%, l’impressione è che si tratti di un colpo di reni più che di una strategia organica di rilancio.

Reddito disponibile delle famiglie, una crescita che in realtà non c’è

Il reddito disponibile delle famiglie registra una crescita dell’1,8% su base trimestrale. Aumentano anche i consumi (+1,2%) e si rafforza la propensione al risparmio, salita al 9,3%. Ma l’aumento dei prezzi (+0,9%) neutralizza il beneficio reale: se da una parte ci sono più soldi, dall’altra se ne spendono di più per vivere.

Whatsapp e Fisco

Il potere d’acquisto cresce anch’esso dello 0,9%, ma è un dato che va visto in una realtà di discesa violenta e costante che dura da anni. Questo piccolo scostamento non cambia la situazione generale, in un contesto dove tutto costa un po’ di più, ogni mese. E il segnale di maggiore prudenza, la lieve risalita della quota risparmiata, potrebbe essere il sintomo di una fiducia ancora fragile. O un dato piuttosto casuale, visto che si tratta di minimi scostamenti.

Inflazione, carrello e tensioni alimentari

A giugno 2025, l’inflazione generale torna a salire all’1,7% (+0,2% rispetto a maggio). Nulla di drammatico, se isolato. Ma l’aumento è trainato da un dato ben più significativo: i beni alimentari segnano +3,5% annuo, a conferma che il fronte più sensibile per le famiglie resta sotto pressione. Crescono anche i prezzi dei beni a più alta frequenza d’acquisto (+2,1%), mentre l’inflazione di fondo si porta al +2,1%, tornando sopra il livello di guardia.

Sul versante energetico, per una volta, arrivano buone notizie: le tariffe regolamentate rallentano (+22,7%, ma in calo rispetto al +29,3% di maggio) e questo contribuisce alla flessione della componente energetica nel suo complesso (-2,5%). Resta che i costi sono notevolmente più alti che in passato, come dimostrano queste cifre.

Una realtà bifronte: numeri positivi, sensazioni negative

Il quadro disegnato dall’Istat è quello di un’economia che formalmente tiene, ma dove il benessere percepito non segue la curva dei dati. Le imprese investono di più, ma guadagnano meno. Le famiglie cercano di risparmiare, ma si sentono vulnerabili. Il fisco incassa, ma l’equilibrio sociale resta instabile. In fondo, è il solito dilemma italiano: la crescita formalmente c’è, ma è debolissima e non si trasforma in benessere sociale.

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