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Liliana Resinovich, la decisione sulla perizia sul corpo: cosa succede ora

Pubblicato: 30/06/2025 17:46
liliana resinovich novità vertebra rotta

Il mistero attorno alla morte di Liliana Resinovich si arricchisce di nuovi elementi che potrebbero finalmente fare luce sulla tragica vicenda. Recentemente, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trieste ha respinto la richiesta dei legali di Sebastiano Visintin, marito della vittima e unico indagato, per una nuova perizia medico-legale. La decisione si fonda su un dettaglio cruciale: la frattura alla vertebra toracica T2 di Liliana non è riconducibile a un errore del preparatore anatomico.

Questo dettaglio, svelato dal programma di Rai3 “Chi l’ha visto?“, è significativo. La lesione era già visibile in una TAC dell’8 gennaio 2022, tre giorni prima che il preparatore anatomico intervenisse sul cadavere. In passato, l’operatore aveva dichiarato al quotidiano Il Piccolo di poter essere stato lui a causare accidentalmente quella frattura, creando ulteriori dubbi sull’affidabilità degli esami.

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L’importanza della lesione e le nuove indagini

La frattura alla vertebra T2 è stata evidenziata durante la seconda autopsia condotta dall’antropologa forense Cristina Cattaneo l’11 gennaio 2022. Al contrario delle ipotesi iniziali di un danno post-mortem, è ora chiaro che la lesione era preesistente alla manipolazione del corpo, escludendo così errori da parte del personale forense.

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Il giudice ha invece accolto la proposta della procura di un incidente probatorio per esaminare reperti noti ma mai analizzati a fondo. Tra questi, gli abiti di Liliana, alcuni coltelli trovati nella casa con Visintin e un braccialetto bicolore consegnato dal fratello. L’8 luglio è stata fissata una nuova perizia su questi elementi.

Un’indagine ancora avvolta nel mistero

La dinamica della morte di Liliana Resinovich, scomparsa il 14 dicembre 2021 e rinvenuta morta tre settimane dopo, rimane un enigma. Secondo la relazione del team della dottoressa Cattaneo, la frattura toracica non è un elemento determinante per confermare o smentire l’ipotesi di omicidio per soffocamento esterno. Gli investigatori continuano a lavorare su questa ipotesi, ma senza certezze definitive. A oltre due anni e mezzo dal ritrovamento del corpo, l’indagine resta immersa in un fitto mistero giudiziario e investigativo.

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