
Il centrodestra torna a crescere nei sondaggi, consolidando il proprio consenso elettorale e sfiorando le percentuali raggiunte alle Elezioni europee del 2024. Secondo l’ultima rilevazione di Ipsos pubblicata dal Corriere della Sera, la coalizione che sostiene il governo Meloni tocca il 46,5% dei consensi, in aumento di tre punti percentuali in un solo mese. Una soglia che supera abbondantemente quella raggiunta alle politiche del 2022, quando fu sufficiente per garantire la maggioranza parlamentare.
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A trainare la crescita sono tutti i partiti della maggioranza di governo, con Fratelli d’Italia (28,2%) e Lega (8,8%) in progresso di un punto percentuale ciascuno e Forza Italia (8,4%) in aumento di mezzo punto. Il gradimento personale della premier Giorgia Meloni sale al 45%, in linea con la crescita del suo partito. Una tendenza opposta a quella che investe il fronte progressista, con il Partito Democratico in calo al 21,4%, segnando un ritorno ai livelli di due anni fa, e il Movimento 5 Stelle, oggi al 13,3%, in perdita di oltre un punto.
Effetto bandiera e leadership solida
Per Nando Pagnoncelli, amministratore delegato di Ipsos, il fenomeno si spiega con il classico effetto “stringersi intorno alla bandiera” che, in momenti di crisi e incertezze internazionali, tende a rafforzare chi è al governo. Non ci sarebbero, a suo dire, fattori strutturali legati al ruolo dell’Italia nello scacchiere globale, ma una rendita di posizione che premia la stabilità percepita. Tuttavia, al di là dell’effetto congiunturale, altri elementi aiutano a comprendere il perché di una crescita costante del centrodestra e del contemporaneo declino delle opposizioni.

Campo largo e identità sovrapposte
Uno dei fattori più critici per il centrosinistra è il progetto di campo largo voluto da Elly Schlein. La strategia di unire Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra sotto un’unica bandiera rischia di appiattire l’identità delle singole forze, che agli occhi dell’elettorato appaiono sempre più sovrapponibili. Questa omologazione non condivisa da tutti ha un effetto boomerang: accentua le divisioni interne, mette in discussione la vocazione governativa del PD e restituisce un’immagine di caos e inefficacia.
Nel frattempo, il centrodestra, pur segnato da distinzioni tra i suoi partiti, riesce a mantenerle all’interno di un quadro di coerenza politica. Le differenze non indeboliscono l’alleanza, ma ne arricchiscono la proposta, grazie alla leadership unificante di Giorgia Meloni. Una sintesi che nel centrosinistra continua a mancare, lasciando l’impressione di una coalizione incompiuta.
Un’opposizione ripetitiva e priva di alternative
Il calo della sinistra è anche il frutto di un’opposizione percepita come sterile. Le critiche verso il governo sono spesso sistematiche e prevedibili, privando di contenuto costruttivo il dibattito pubblico. La narrazione mediatica di Elly Schlein e dei suoi alleati viene affidata a volti noti, talvolta logori, incapaci di proporre soluzioni credibili. Il risultato è una rappresentazione monotona che genera insofferenza più che consenso, e finisce per rafforzare l’immagine di solidità della maggioranza.

Scelte simboliche e disallineamento con la società
Diversi episodi recenti hanno contribuito a creare un divario tra la sinistra e l’elettorato. Il flop del referendum promosso dalla Cgil, la partecipazione di Schlein al Gay Pride di Budapest, le battaglie per l’aumento dei salari non accompagnate da accordi sindacali efficaci, e una posizione ambigua sull’europeismo, sono tutti segnali di un partito percepito come lontano dalle priorità degli italiani.
Inoltre, la condanna di misure come il decreto sicurezza, pur sostenute da ampie fette della popolazione, acuisce questa distanza. Anche in politica estera, l’approccio pacifista della sinistra sembra inadeguato in un contesto segnato da conflitti reali, dove la richiesta di sicurezza è forte. Manca una proposta che riesca a coniugare ideali con concretezza, e questo indebolisce la capacità attrattiva del campo largo.
Identità definite e messaggi coerenti
Nel centrodestra, al contrario, ogni partito ha trovato una propria collocazione chiara. Fratelli d’Italia si propone come primo grande partito conservatore nazionale, la Lega si afferma come oppositrice inflessibile dell’Unione Europea e argine all’immigrazione irregolare, mentre Forza Italia incarna il pragmatismo liberale e la continuità dell’eredità di Silvio Berlusconi.
Questa pluralità di visioni, sorretta da un substrato ideologico comune, permette all’elettore di riconoscersi senza percepire divisioni interne distruttive. Una ricetta che la sinistra, ancora in cerca di un’identità, sembra incapace di replicare.
La sinistra e la lezione di Romano Prodi
L’intervento di Romano Prodi sul Messaggero rappresenta un duro colpo per il centrosinistra. Il fondatore dell’Ulivo e unico leader della sinistra a vincere due elezioni politiche con un’ampia coalizione, ha criticato aspramente l’attuale strategia: “Costruire una società frammentata in identità di diverso è l’opposto della democrazia”, ha scritto, accusando la sinistra di inseguire l’ideologia woke e abbandonare i valori condivisi.
Secondo Prodi, la destra vince perché riesce a usare i valori tradizionali come strumenti di protezione e coesione sociale. Una critica che sembra indirettamente colpire Schlein, ma che in realtà va oltre, certificando l’incompatibilità tra il centro moderato e questa sinistra. Figure come Carlo Calenda, Matteo Renzi o eventuali nuovi protagonisti rischiano di non avere la forza di aggregare perché il vero ostacolo alla ricostruzione del campo progressista è interno, non esterno.