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“Pronti a farla cadere”. Terremoto Ue, von der Leyen ora rischia davvero grosso

Pubblicato: 30/06/2025 10:45
Socialisti von der Leyen voti

La maggioranza parlamentare che sostiene la commissione von der Leyen appare sempre più instabile, nonostante i toni rassicuranti utilizzati nei comunicati ufficiali e nei retroscena diffusi dai media europei. A rompere la superficie di apparente compattezza è stata la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, che guida la delegazione più numerosa all’interno del gruppo Socialisti e Democratici (S&D) al Parlamento europeo. «I nostri voti non sono garantiti», ha dichiarato in modo netto, aprendo di fatto a un possibile rimescolamento degli equilibri politici a Strasburgo.
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Alla presa di posizione di Schlein si è aggiunta quella della capogruppo spagnola Iratxe Garcia Perez, che ha parlato della necessità di una “verifica di maggioranza”. Un messaggio chiaro rivolto non solo alla presidente Von der Leyen ma anche ai partner europei del gruppo socialista. L’avvertimento, però, non arriva solo da esponenti della cosiddetta sinistra del centrosinistra: anche figure più moderate del Pd iniziano a esprimere preoccupazioni.

Le critiche di Nardella: “Così si tradisce il mandato dei cittadini”

A farsi sentire, infatti, è stato anche Dario Nardella, ex sindaco di Firenze e oggi europarlamentare. Intervistato dal Corriere della Sera, Nardella ha criticato apertamente l’attuale funzionamento della commissione guidata da Ursula von der Leyen. «Ha un collegio di commissari deboli e ne approfitta per accentrare le decisioni, indebolendo la dialettica con il Parlamento», ha affermato. Il punto critico secondo Nardella è anche il comportamento del Ppe, che «gioca ai due forni votando con noi o con le destre a seconda delle convenienze». In questo modo, aggiunge, si finisce per tradire il mandato affidato dai cittadini europei alle forze democratiche ed europeiste.

Una linea più realistica ma non meno critica

Pur scegliendo toni meno conflittuali rispetto a Schlein, la posizione di Nardella non si discosta nei contenuti. La sua è una linea più realista che invita a distinguere tra la possibilità di votare contro singoli provvedimenti e l’eventualità, più grave, di uscire dalla maggioranza. «Una cosa è far mancare il proprio voto per promuovere le nostre posizioni su sociale, ambiente, economia ed esteri», spiega, «altra è rompere con la maggioranza, cosa che sarebbe un errore». Un’uscita, secondo lui, rischierebbe di spingere il Ppe verso alleanze con le destre antieuropee, mettendo in discussione l’intero impianto dell’attuale assetto europeo.

Per questo, sostiene Nardella, è fondamentale mantenere aperto il dialogo con popolari e liberali, con l’obiettivo di preservare un asse europeista all’interno del Parlamento. La strada per farlo passa per un confronto costante ma anche per un atteggiamento critico, soprattutto su alcune scelte recenti dell’esecutivo Ue.

Rearm Europe e le risorse sottratte alla coesione

Tra i dossier più controversi c’è quello su Rearm Europe, il piano per il rafforzamento militare dell’Unione. Per Nardella il progetto è partito «male e proseguito peggio». I socialisti italiani, spiega, sono contrari a ogni forma di riarmo nazionale, soprattutto se finanziato con risorse inizialmente destinate a agricoltura e coesione territoriale. Diverso, però, è il discorso sulla difesa comune europea, che il Pd è pronto a sostenere a patto che si basi su una politica industriale comune e su finanziamenti condivisi, sulla scia del Next Generation Eu. L’obiettivo dichiarato è quello di costruire una vera deterrenza europea, non per alimentare i conflitti, ma per garantire la pace.

Ipotesi di voto contrario sul bilancio

Se la deriva centrista e tattica del Ppe dovesse continuare, avverte Nardella, i socialisti europei potrebbero decidere di votare contro il bilancio Ue, un gesto politico forte che rappresenterebbe una netta presa di distanza dalla linea attuale della commissione Von der Leyen. Una scelta, tuttavia, che secondo il Pd non dovrebbe essere interpretata come una frattura nella famiglia socialista. «Il Pd ha le sue posizioni e le porta nella famiglia socialista», chiarisce l’ex sindaco. E ricorda che anche i socialisti francesi hanno votato contro la commissione in passato, «ma non per questo li consideriamo indisciplinati».

La situazione a Strasburgo si fa dunque più complessa. I Socialisti e Democratici non escludono di far sentire il proprio dissenso in sede parlamentare, ma non intendono rompere un equilibrio che ha finora garantito una maggioranza europeista. Il rischio concreto, però, è che proprio le tensioni interne e le ambiguità dei popolari rendano fragile un’intesa che dovrebbe essere alla base del progetto comune europeo.

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