
Una diagnosi che potrebbe cambiare il destino giudiziario di Antonella Marrella, la 50enne reclusa a Rebibbia accusata di aver lasciato morire di stenti la madre invalida per partire in vacanza. Secondo la perizia psichiatrica del professor Rocco Zoccali, neuropsichiatra consulente della difesa, la donna sarebbe affetta da un disturbo borderline della personalità, con tratti maniacali e ossessivi e una parziale incapacità di intendere e di volere al momento dei fatti.
Il documento, depositato in tribunale lo scorso 24 giugno, descrive una persona profondamente instabile, incapace di comprendere a pieno la portata delle proprie azioni. Durante i colloqui, Marrella avrebbe mostrato fasi deliranti e comportamenti incompatibili con una piena consapevolezza. Un quadro clinico che ora sarà al vaglio dei giudici, in vista della prossima udienza fissata per il 9 ottobre.
La tragedia di Montelibretti
I fatti risalgono allo scorso giugno. Antonella Marrella, ex ricercatrice universitaria, partì per le vacanze in Abruzzo insieme ai figli, lasciando la madre 84enne, cieca e invalida, da sola nella casa di Montelibretti, senza alcun mezzo per provvedere a sé stessa. Niente telefono, nessun parente né badante. L’anziana morì di fame, sete e abbandono.
A trovare il corpo in avanzato stato di decomposizione furono i carabinieri, giunti nell’abitazione per notificare un atto. L’odore proveniente dall’interno li costrinse a entrare, facendo scoprire l’atroce verità. Marrella, raggiunta subito dopo, dichiarò che la madre era a casa accudita da una badante, circostanza poi rivelatasi falsa.
Lo stress, le denunce e la strategia della difesa
Secondo la difesa – gli avvocati Antonino Castorina e Davide Barillà – la donna sarebbe stata in uno stato di forte stress psicologico, aggravato da una relazione violenta. Solo pochi mesi prima della tragedia, Marrella aveva denunciato il compagno per maltrattamenti. Entrambi hanno perso la potestà genitoriale e i figli sono stati affidati a una casa famiglia.
I legali sostengono che Marrella possa aver agito in uno stato di blackout mentale, incapace di valutare le conseguenze del suo gesto. La perizia di Zoccali, che evidenzia una psiche compromessa, rientra in questa linea difensiva.
La reclusione e i ‘pizzini’
In un primo momento, Marrella era stata posta agli arresti domiciliari, ma il ritrovamento di alcuni pizzini con piani di fuga ha spinto i giudici a trasferirla nel carcere di Rebibbia. Da allora, la donna è stata vittima di aggressioni da parte di altre detenute.
Nel processo a suo carico, l’accusa sostiene che la donna fosse pienamente consapevole del fatto che la madre, abbandonata senza cure, sarebbe morta, e che abbia mentito consapevolmente sulla presenza della badante.
Il dibattimento entra ora in una fase cruciale, in cui la valutazione della sua capacità mentale al momento del fatto potrebbe incidere pesantemente sull’esito finale.