
È stata la scossa più forte registrata nell’area dei Campi Flegrei da oltre quarant’anni, da quando esistono i moderni strumenti di rilevamento sismico. Il terremoto di magnitudo 4.6, avvenuto nella notte tra il 30 giugno e il 1° luglio, si è verificato nel mare davanti a Pozzuoli, a una profondità di 3,9 chilometri, più profonda del consueto. Secondo gli esperti dell’Ingv, il sisma è stato in parte attenuato dalla posizione sottomarina, riducendo lo scuotimento del suolo nelle zone abitate.
Nonostante ciò, l’evento ha provocato frane e crolli costieri, in particolare nell’area di Punta Pennata, nel comune di Bacoli. A dare l’allarme è la direttrice del dipartimento Vulcani dell’Ingv, Francesca Bianco, che spiega come “non sia la prima volta che vediamo il collasso di costoni rocciosi a seguito di scosse”. L’episodio ha fatto scattare controlli della Guardia Costiera e sopralluoghi del Comune. Al momento, non esiste un divieto di avvicinamento, ma l’Ingv fa sapere che misure simili sono adottate altrove, come a Stromboli, dove è vietato scendere sotto un miglio di distanza dalla Sciara del Fuoco.

Settima scossa sopra il 4.0 in due anni
Il terremoto di ieri è il settimo evento sismico con magnitudo superiore a 4 negli ultimi due anni nell’area flegrea, ed è anche il più forte. Secondo l’Ingv, si tratta della conseguenza di un fenomeno ben noto: il bradisismo. “È il motore di questi terremoti” afferma Bianco, spiegando che il sollevamento del terreno — attualmente di circa 1,5 centimetri al mese — provoca una deformazione continua della crosta terrestre, che accumula stress e lo rilascia sotto forma di scosse.
Il fenomeno del bradisismo, attivo da almeno vent’anni, non è di per sé pericoloso quanto i terremoti che ne derivano. È infatti lo scuotimento del terreno a causare i maggiori danni agli edifici, come sottolinea la direttrice dell’Ingv: “Il sisma di ieri ha raggiunto un’accelerazione pari all’8% della gravità, mentre quello del 13 marzo scorso superò il 100%”. Dopo ogni evento, i tecnici effettuano verifiche sugli immobili, ma — denuncia Bianco — “alcuni proprietari si rifiutano di farli entrare”.

“Nessuna variazione nei gas: niente eruzione imminente”
Il monitoraggio geochimico — che analizza la composizione dei gas e delle acque sotterranee — non ha evidenziato segnali anomali nei giorni precedenti al sisma. “Non ci sono indicazioni di un’eruzione imminente” rassicura Bianco, sottolineando che i parametri rimangono stabili nonostante l’attività sismica.
Diverso è il discorso per il monitoraggio sottomarino, dove l’Ingv dispone di quattro sistemi attivi nel Golfo di Pozzuoli. Tuttavia, le strumentazioni sono spesso danneggiate da ancore gettate illegalmente o da imbarcazioni che si avvicinano per curiosità, nonostante i divieti. Anche a terra, spiega Bianco, si registrano problemi: “In pieno sciame sismico ci è capitato di trovare strumenti rubati e rivenduti al mercatino delle pulci. Non hanno alcun valore economico, ma la loro assenza compromette la qualità del controllo”.
L’allerta resta alta, occhi puntati sul suolo
Il sollevamento del suolo è il principale indicatore che l’Ingv continua a osservare con attenzione. Anche se non si prevedono eruzioni a breve termine, la frequenza e l’intensità delle scosse rendono l’area dei Campi Flegrei una delle più monitorate d’Europa. La protezione civile e i Comuni interessati restano in stato di allerta.
La comunità scientifica ribadisce che l’unico modo per prevenire i danni è mantenere efficienti i sistemi di osservazione e collaborare con le autorità preposte ai sopralluoghi. Ma la vulnerabilità del territorio e il comportamento incerto di parte della popolazione — tra chi nega l’accesso ai tecnici e chi danneggia i sensori — rendono il lavoro più difficile in uno dei contesti geologicamente più delicati del Paese.