
Durante l’estate, complici le alte temperature, i succhi di frutta diventano tra le bevande più apprezzate e consumate. Oltre a dissetare, forniscono vitamine e zuccheri naturali. Tuttavia, proprio per la loro composizione, è importante adottare alcune buone abitudini ed evitare errori comuni. A fare il punto è il quotidiano britannico The Guardian, che ha raccolto il parere di diversi nutrizionisti. Ecco i principali consigli.
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Pro e contro dei succhi di frutta
Secondo Sammie Gill, nutrizionista della British Dietetic Association, i succhi di frutta contengono una buona dose di vitamine, sali minerali e composti vegetali benefici come i polifenoli. Alcuni studi condotti negli Stati Uniti, in Canada e in Iran hanno evidenziato effetti positivi sull’infiammazione e sulla salute cardiovascolare, soprattutto nel caso del succo d’arancia e di mela. Nonostante i nutrienti, i succhi apportano anche una quantità significativa di zuccheri semplici, in particolare fruttosio. Quando la frutta viene spremuta, rilascia i cosiddetti “zuccheri liberi”, che possono aumentare il rischio di carie, sovrappeso e diabete di tipo 2. L’Organizzazione Mondiale della Sanità suggerisce di non superare il 10% delle calorie giornaliere sotto forma di zuccheri liberi. Un bicchiere da 150 ml di succo può arrivare a contenere 12 grammi di questi zuccheri.

Come scegliere il succo giusto
Come spiega Il Salvagente, per limitare gli effetti negativi, è utile optare per succhi di frutta con minore concentrazione di zuccheri, come quelli a base di frutti di bosco, agrumi, kiwi o avocado. Si consiglia anche di diluirli con acqua o ghiaccio. Nei bambini, è preferibile dimezzarne la concentrazione con acqua. È meglio bere i succhi durante i pasti, così da ridurre il rischio di carie. I più indicati sono i succhi 100% frutta, meglio se con polpa. È bene evitare bevande etichettate come “nettare” o “a base di succo”, che spesso contengono zuccheri aggiunti, dolcificanti o aromi. I succhi freschi non pastorizzati, come le spremute fatte al momento, conservano più vitamina C, che tende a degradarsi con il tempo e l’ossidazione.