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Trovati 4 corpi decapitati e appesi, accanto a loro l’orrore più grande

Pubblicato: 01/07/2025 14:35

Una nuova ondata di orrore scuote un territorio già da tempo segnato da violenza e instabilità. Scene di inaudita crudeltà hanno riportato all’attenzione internazionale il livello drammatico del conflitto tra gruppi criminali organizzati che, da mesi, si contendono il controllo di aree strategiche per i traffici illeciti. In questo contesto, la popolazione civile vive nel terrore quotidiano, mentre gli sforzi delle autorità sembrano insufficienti ad arginare il bagno di sangue.

Il fenomeno, che coinvolge intere comunità, mostra un’escalation preoccupante nella brutalità dei metodi usati. I gesti dimostrativi, spesso messi in scena in luoghi pubblici e molto visibili, sembrano finalizzati a trasmettere messaggi di dominio e terrore sia ai rivali sia allo Stato.

Corpi decapitati appesi a un ponte: terrore a Culiacán

Il fatto più recente è avvenuto a Culiacán, capoluogo dello Stato di Sinaloa, dove lunedì sono stati ritrovati quattro cadaveri decapitati appesi a testa in giù a un ponte stradale, a pochi chilometri dal centro cittadino. Le teste delle vittime erano state chiuse in un sacco di plastica lasciato poco distante. Secondo le autorità locali, i corpi mostravano ferite da arma da fuoco, e la scena è stata subito associata a uno dei cartelli del narcotraffico attivi nella regione.

Un secondo ritrovamento aggrava il bilancio

Sempre nella stessa area, è stato rinvenuto un furgone abbandonato con all’interno altri 16 corpi. Accanto, un bigliettolasciato presumibilmente da uno dei gruppi criminali, il cui contenuto non è stato diffuso ufficialmente. Il bilancio complessivo dell’attacco ha portato a quasi 20 vittime in meno di 24 ore.

Una guerra senza tregua

La violenza a Culiacán è esplosa con nuovo vigore da quando è iniziato lo scontro interno tra le fazioni “Los Chapitos” e “La Mayiza”, entrambe legate allo storico cartello di Sinaloa. A scatenare la guerra, secondo fonti investigative, sarebbe stato il sequestro di un capo di una delle due fazioni, poi consegnato agli Stati Uniti da uno dei figli del noto narcotrafficante Joaquín “El Chapo” Guzmán.

Nel frattempo, la città è diventata un campo di battaglia. Uomini armati pattugliano le strade, i civili vivono barricati in casa e i corpi senza vita appaiono quasi ogni giorno. Il bilancio, secondo dati ufficiali, ha superato i 1.200 morti in poco più di un anno, mentre la polizia appare sempre più in difficoltà nel riportare l’ordine.

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